sabato 28 giugno 2025

LA PIANIFICAZIONE DELLA PROPRIA VITA PENSIONISTICA

 PREMESSA

Occorre assumere la consapevolezza che la qualità della vita pensionistica di ognuno di noi (non dei soli iscritti Epap) non dipende solo dal livello di assegno pensionistico raggiunto bensì da molti altri elementi; è sempre stato così ma è ancor più vero a seguito della riforma Dini.

1. COME ERA LA PENSIONE PRIMA DELLA RIFORMA DINI

1.1 elementi essenziali del sistema

  • i lavoratori versavano i contributi con i quali si pagavano le pensioni ai pensionati;

  • l’assegno pensionistico era calcolato sulla media del reddito degli ultimi 5 anni => la pensione era in grado di garantire il mantenimento del livello di vita precedente;

1.2 Pregi del sistema

  • estrema generosità generale

1.3 Difetti del sistema

  • manca una vera correlazione tra pensione e versamenti fatti durante la vita lavorativa;

  • il sistema privilegia i dipendenti che nell’arco della vita lavorativa hanno avanzamenti di carriera;

  • il sistema privilegia i furbi (soprattutto fra i liberi professionisti) che rimandano le riscossioni agli ultimi anni di lavoro per aumentare l’assegno pensionistico (a discapito delle persone oneste);

  • il sistema, corrispondendo al pensionato somme ampiamente superiori a quelle ricevute dai versamenti contributivi, è in equilibrio solo se coloro che versano i contributi sono molti di più di quelli che incassano la pensione;

1.4 Crisi del sistema

  • il sistema va in crisi con la modifica del rapporto lavoratori/pensionati per:

    • diminuzione delle nascite;

    • allungamento della vita media (con conseguente aumento dei pensionati);

    • entrata in pensione dei nati negli anni 50 e 60 (boom demografico);


  

1.5 Soluzioni al sistema in crisi

  • progressivo aumento dei requisiti (anni di versamenti ed età anagrafica) per andare in pensione;

  • allungamento della vita lavorativa;

  • introduzione del sistema contributivo puro.

2. IL SISTEMA CONTRIBUTIVO PURO

2.1 Elementi essenziali del sistema

Il sistema contributivo puro prevede che:

  • ciascun iscritto versa al proprio Ente di Previdenza, durante tutto il periodo lavorativo, i propri contributi, in parte determinati sulla base del proprio reddito netto (soggettivo) ed in parte determinati sul reddito lordo (integrativo);

  • l’Ente costituisce per ciascun iscritto il relativo Montante contributivo in cui confluiscono tutti i versamenti di volta in volta operati dall’iscritto nonché le rivalutazioni di volta in volta determinate per legge (media quinquennale del PIL).

2.2 Pregi del sistema

  • C’è una diretta correlazione tra i versamenti effettuati dall’iscritto e l’assegno contributivo che percepirà al momento del pensionamento;

  • il sistema è perfettamente in equilibrio (almeno nella misura in cui l’Ente riesce ad avere, dagli investimenti, rendimenti sufficienti a garantire la rivalutazione dei montanti sulla base della media quinquennale del PIL;

  • non ci sono costi per la finanza pubblica (ossia per tutti noi);

2.3 Difetti del sistema

  • Non c’è alcuna “generosità” e quindi le pensioni sono modeste. Infatti, l’accantonamento progressivo fa sì che piccole somme sono accantonate per lungo tempo, e diventano grandi somme quando oramai però sta finendo il tempo lavorativo ed è ora di andare in pensione;

  • il sistema mantiene dei requisiti tipici del sistema retributivo che applicati al sistema contributivo diventano storture (es. reversibilità);

     

    3. QUANTO È MODESTO L’ASSEGNO PENSIONISTICO

    3.1 Tasso di sostituzione

    Il tasso di sostituzione indica quanto pesa la pensione rispetto al reddito dell’iscritto degli ultimi anni. Oggi è intorno al 20 %, era il 17% fino a 5 anni fa; ciò in quanto:

    • extra-rendimento: Epap ha distribuito a montante degli iscritti una parte dei maggiori rendimenti conseguiti sul mercato (27 milioni);

    • 2% integrativo: a seguito della riforma attuata l’iscritto emette al cliente fattura con il contributo integrativo non più al 2% ma al 4% e la parte aggiuntiva va tutta a montante pensionistico dell’iscritto (per poi essere rivalutato dall’ente);

    • possibilità di fare versamenti di contributo soggettivo superiori al 10% obbligatorio per legge;


    Studi effettuati da Epap (ALM) hanno dimostrato la possibilità, con versamenti integrativi significativi e rendimenti netti Epap al 2,2% di arrivare ad un Tasso di sostituzione nell’intorno del 30%

    Quindi?

    Serve uno scarto di tipo culturale:

    la qualità della vita pensionistica NON PUÒ DIPENDERE solo dal livello di assegno pensionistico

    3.2 Cosa fare?

    3.1.1 Ipotesi “Gondrano” (verserò di più)

    Nella consapevolezza del basso livello delle pensioni la maggior parte degli Enti Previdenziali ha scelto la via più semplice per aumentare l’assegno pensionistico (ma non necessariamente il livello di vita del pensionato):

    • Aumentare le percentuali minime del contributo soggettivo (es. Medici e Geometri 20%, Periti Industriali 18%, Veterinari 17%… );

    • Aumentare i versamenti minimi (es. geometri 4.200 euro, Ragionieri 3.700, Veterinari 3.200, Avvocati, Ingegneri e Architetti 2.750...);

    • Aumentare il contributo integrativo (dal 2% minimo al 4 o 5%);


    3.1.2 Cosa ha fatto Epap:

    • Aumentato il contributo integrativo al 4% destinando l’intero aumento (2% del reddito lordo) a Montante dell’iscritto.

      • Ricordo, per inciso, che in una prima ipotesi si prevedeva di destinare a montante soltanto una parte (1,5%) dell’aumento, mentre la restante parte (0,5%) andava a misure assistenziali (che oggi invece Epap fa con mezzi propri);

      • ricordo che l’incremento grava tutto sui clienti e non sui professionisti;

    • Aumentato al massimo la flessibilità del sistema:

      • lasciando a livelli estremamente bassi (720 euro) i contributi minimi obbligatori;

      • lasciando al minimo di legge i contributi obbligatori (10% del contributo soggettivo);

      • aumentando le possibilità di versamenti aggiuntivi fino all’80% (12, 14, 16, 18, 20, 25, 30, 40, 50, 60, 80%), peraltro deducibili fiscalmente;

      • lasciando all’iscritto una ampia possibilità di andare in pensione a diverse età (40 anni di versamenti o 65 anni di età);

    • Attivato una serie di convenzioni per supportare l’iscritto durante la sua iscrizione all’Epap;

    • Aggiornamento della pensione, sulla base dei contributi versati da pensionato attivo, ogni due anni (ogni 5 in INPS).


    Perché è stata scelta la via della flessibilità

    • la maggioranza degli iscritti Epap ha altre forme contributive, spesso prevalenti, che garantiscono all’iscritto un ulteriore assegno pensionistico (spesso maggiore perché maggiori sono le aliquote contributive). Questa amplia platea generalmente apprezza che EPAP:

      • abbia un contributo minimo obbligatorio basso (720 euro);

      • abbia un contributo soggettivo obbligatorio a livelli minimi (10%);

    • perché Epap ha assunto consapevolezza del fatto che le esigenze degli iscritti (anche quelli contribuenti esclusivi di Epap) cambiano durante la vita lavorativa, in quanto:

      • nei primi anni in cui i guadagni sono modesti ha necessità di pagare somme contenute, non solo in termini assoluti ma anche in termini percentuali;

      • negli anni successivi, in cui i guadagni cominciano a crescere, subentrano nuove esigenze (famiglia, mutuo della casa…);

      • nella maturità lavorativa ulteriori esigenze si aggiungono a quelle spesso ancora in essere (mutuo ufficio, figli all’università…);

      • nella fase finale incominciano a venir meno molte delle esigenze cui l’iscritto ha dovuto far fronte fino a quel momento (mutuo casa, mutuo ufficio, figli all’università…), che quindi può concentrarsi maggiormente sulla costituzione di una propria pensione (che peraltro vede ormai prossima);

    • perché sa che i propri iscritti (che possono andare in pensione anche molto prima di quanto consentito da INPS) continueranno a lavorare mediamente fino ai 75 anni di età (anche quelli che godono di pensioni extra Epap);

    • perché ha preferito investire sulla formazione previdenziale dei propri iscritti per fare sì che gli iscritti si costruiscano ognuno la propria pensione (o meglio: il proprio livello di vita pensionistica) su misura; coniugando quanto più possibile (e questo ciascuno può farlo per sé certamente molto meglio di quanto possa fare Epap per tutti) le proprie possibilità contributive con le future esigenze pensionistiche.

    Chi vi parla, ad esempio, per motivi nel tempo diversi, ha sempre versato al minimo normativamente previsto. Non per questo però rivendica la propria scelta come la migliore possibile per l’iscritto, nella consapevolezza che, in diverse condizioni, diverse sono le scelte migliori che, mi ripeto, ognuno per sé potrà operare. Rivendico però, questo sì, per ognuno di voi, la libertà di scegliere se e quali versamenti fare oltre il minimo di legge; in piena libertà e consapevolezza (senza paternalismi di sorta).


    4. QUALI SONO I LIMITI OPERATIVI DI EPAP

    • L’Epap opera all’interno di un complesso sistema di norme (anche a tutela degli iscritti) che vincolano significativamente la sua operatività (uno di essi, ad esempio, è il fatto che l’Epap deve garantire agli iscritti una rivalutazione del montante sulla base della media quinquennale del PIL, mentre i suoi “utili” derivano dal rendimento degli investimenti sul mercato (elementi non strettamente collegati fra loro); e quindi deve mantenere, a garanzia delle rivalutazioni di legge, un proprio Patrimonio che non può interamente riversare a montante degli iscritti;

    • Art. 8 comma 3 D. Lgs 103/96: “… senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica…”. Da cui deriva che è un sistema chiuso senza apporti dall’esterno;

    • il sistema contributivo puro fa sì che ogni iscritto si costruisca in autonomia il proprio montante per tutto il periodo lavorativo e fino al momento della pensione (anche oltre se continua a lavorare dopo la pensione). Lo ripeto: l’accantonamento progressivo fa sì che piccole somme sono accantonate per lungo tempo, e diventano grandi somme quando oramai però sta finendo il tempo lavorativo ed è ora di andare in pensione;

       

       

      5. COSA PUÒ FARE L’ISCRITTO IN EPAP

    • tenersi costantemente informato su tutte le opportunità (previdenziali ed assistenziali) che l’Epap offre ai suoi iscritti;

    • fare una attenta valutazione delle proprie necessità future e delle proprie possibilità costruendosi, mattone su mattone, una pensione su misura;


    6. COSA PUÒ FARE L’ISCRITTO “AL DI FUORI” DI EPAP

    Il tenore di vita di una persona è dato non solo dalla pensione ma anche dal livello delle eventuali entrate integrative, a fronte dei costi complessivi da sostenere. Occorre quindi creare i presupposti affinché la pensione, nei livelli conseguibili con il sistema pensionistico, possa avere le caratteristiche della sufficienza grazie al fatto che, ad esempio, durante la propria vita lavorativa, l’iscritto sia riuscito:

    • ad acquistare la propria abitazione affrancandosi dal pagamento del canone di affitto; conseguendo quindi un importante contenimento delle spese;

    • ad acquistare il proprio studio professionale; conseguendo, a fine attività lavorativa, una integrazione di reddito (affitto dello studio) con cui far fronte ai costi della vita pensionistica; oppure una somma spot (vendita dello studio) che gli garantisca una certa serenità;

    • a strutturare il proprio studio professionale in modo che sia cedibile a terzi, garantendosi una ulteriore entrata dalla cessione della attività (entrata che potrà essere versata a montante o, al netto delle tasse, trattenuta a garanzia dell’iscritto)


    7. IN QUESTO QUADRO COSA PUÒ FARE (E GIÀ FA) EPAP A SUPPORTO DELL’ISCRITTO

    • welfare assistenziale: è più facile accendere un mutuo nella consapevolezza che l’Ente di previdenza ti è accanto in eventuali momenti di difficoltà;

    • welfare attivo: al fine di migliorare e stabilizzare la redditività degli iscritti;

    • supporto al passaggio generazionale;

    • mantenendo basso il livello di contributi minimi obbligatori; anche al fine di permettere all’iscritto di utilizzare le somme risparmiare per coprire le differenze tra canone e rata di mutuo; con vantaggi enormi in termini di miglioramento del livello di vita nel periodo della pensione. Vantaggi ampiamente superiori a quelli conseguibili destinando quelle stesse somme per versamenti aggiuntivi al proprio Ente di previdenza;

    • fondo di garanzia a supporto degli iscritti nella richiesta di finanziamenti (finanziamenti fino al 90%). Ottenere un finanziamento al 90% significa poter accedere prima al mutuo e, quindi terminare prima; pagando meno affitti ed avendo più tempo poi per crearsi la pensione.

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