venerdì 14 dicembre 2018

EPAP - Comunicato n. 15 – Bilancio Preventivo 2019


Gentili colleghi
Prima di parlare su quanto di buono e di migliorabile ci sia in questo bilancio ritengo di dover spendere alcune parole su ciò che manca: il riferimento al bilancio assestato. Riferimento che manca perché, per la prima volta nella storia dell'ente non è stato necessario redigerlo; e non è stato necessario perché, evidentemente, il bilancio preventivo 2018 ha avuto puntuale attuazione nel corso dell'anno. Vale a dire che la attività di programmazione ed indirizzo politico svolta dal CIG ha avuto pieno riscontro numerico. A certificazione del fatto che, per il terzo anno consecutivo, il bilancio preventivo non rappresenta più un esercizio di fantasia (come è stato fino al preventivo 2016) ma un atto in cui le volontà e le progettualità politiche si esprimono in numeri per diventare realtà. Il "prezzo" da pagare a questa svolta (che al tempo definii epocale) è che non abbiamo più, a consuntivo, i mirabolanti risparmi di costo (almeno 1.5 milioni di euro) che tanta ammirazione trovavano nel precedente collegio sindacale ma, per contro, i risparmi che riscontriamo negli ultimi bilanci sono, finalmente, reali e concreti; non di fantasia. Ribadisco tutto ciò non certamente per ricordare, come peraltro ha già riconosciuto il presidente, la battaglia (anche aspra) fatta dal sottoscritto sin dall'insediamento; ma solo e soltanto per riconoscere la lungimiranza e la dimostrazione di forza operata dal Cda nell'accettare le proposte fatte dal più critico dei consiglieri CIG e metterle in pratica a beneficio dell'intero Ente e degli iscritti. A loro, molto più che a me va il merito di questo risultato di cui oggi raccogliamo nuovi frutti, motivo per cui, pur avendo più volte manifestato apprezzamento per il nuovo modo di fare i bilanci preventivi, era doveroso da parte mia ribadire oggi tale riconoscimento.

Contenimento delle spese (parsimonia amministrativa)
Prendo atto favorevolmente della azione di contenimento delle spese che, iniziata da tempo con la revisione di tutti i contratti a scadenza, e proseguita in questi anni, vedrà la chiusura nel corso del 2019. Che ci fossero ampi margini di miglioramento era evidente da subito, non solo al sottoscritto, e quando le cose si fanno occorre darne atto e riconoscimento.

Iscritti al centro dell’attività dell’Epap
Prendo atto favorevolmente della volontà di "migliorare la qualità dei servizi agli iscritti e l'efficienza operativa dell'Ente" che significa, finalmente, mettere l'iscritto al centro della attività dell'Ente (e non più i dipendenti o gli amministratori). Dico questo nella consapevolezza che tale azione dovrà essere continua e costante, come continua e costante dovrà essere la attività di vigilanza in merito. Su questo punto sicuramente meritevoli di menzione sono:
- la internalizzazione di alcuni servizi agli iscritti;
- la dilazione delle scadenze di pagamento lungo l'arco dell'anno;
- la revisione del regolamento sanzionatorio (purtroppo però non ancora approvato);
- la prossima attuazione di iniziative utili alla consapevolezza degli iscritti sulla formazione (ed entità) dell'assegno pensionistico;
- tutte le azioni di welfare attivo (non ultima la convenzione con il Sole 24 ore) e di assistenza;
Mentre per contro:
- la scadenza di presentazione del modello 2 prima della scadenza del modello unico è ancora esempio di un ente che ha al centro i dipendenti e non gli iscritti;
- la assenza di azioni concrete del CdA in materia di riforma del 103 (faccio riferimento alla riforma/eliminazione del Comitato dei Delegati ed al contenimento del numero dei componenti CIG), che pure era presente nel previsionale 2017, rimane esempio di ente che ha al centro gli amministratori e non gli iscritti. Su tale punto non posso non ricordare come la continua crescita del numero dei componenti CIG (+ 4 nel 2020), al di là dell'incremento dei costi comunque da non sottovalutare, determinerà inevitabilmente una perdita di efficienza dell'organo e, sicuramente, di efficacia; con alterazione degli equilibri a tutto vantaggio del CdA. Di esempi su altri enti similari ne abbiamo fin troppi, anzi noi in questo rappresentiamo l'eccezione, una eccezione che noi consiglieri CIG per primi dovremmo preservare (proprio con il contenimento dei numeri).

Lotta all'evasione
Premesso che ogni azione di contenimento e contrasto dell'evasione contributiva troverà sempre la approvazione dello scrivente ritengo che ognuno di noi debba maturare la consapevolezza del fatto che ogni collega che, in forza della azione di accertamento, diventa iscritto Epap (anche colui che è stato evasore sin dalla costituzione dell'Ente), in quel preciso istante diventa, in quanto iscritto, patrimonio dell'Ente. A costoro, che in alcuni casi presenteranno problematiche ed istanze nuove (quantomeno per entità degli importi) dovremo dare risposte e soluzioni necessariamente nuove (quali ad esempio, su tutte, una dilazione di pagamento che vada oltre i 5 anni) sia per evitare situazioni drammatiche che non voglio nemmeno immaginare e sia per rendere effettivamente esigibile il credito accertato.
Sempre su questo argomento colgo l’occasione per evidenziare come la attività di contenimento dell’evasione, nella misura in cui permette di individuare tutti gli iscritti agli Albi di riferimento che però non sono iscritti Epap ma sono iscritti ad altra cassa previdenziale (periti agrari, agrotecnici, geometri…), può diventare strumento di promozione dell’Epap verso costoro, nei confronti dei quali l’Epap può diventare attrattivo, sia con politiche di remunerazione del montante contributivo, sia con politiche di welfare attivo, e non ultimo grazie ad un sistema sanzionatorio finalmente equo. È una sfida nuova ma che ritengo vada raccolta perché sarebbe un potente termometro di gradimento dell’Epap da parte degli iscritti.

Redditi degli iscritti
Il dato più preoccupante che emerge dalla analisi dei versamenti degli iscritti è il continuo calo di redditività netta degli iscritti tutti (il cui livello di redditività è fermo a 10 anni fa) che ha effetti negativi di trascinamento sul numero degli iscritti attivi (in calo), con numeri sempre maggiori di colleghi che si rifugiano nella funzione pubblica.
Faccio presente a tal proposito due soli numeri (elaborati dal sottoscritto) tra i più significativi:
-un reddito netto medio degli iscritti alle due principali categorie (agronomi-forestali e geologi) nell’intorno di 1.300 euro/mese;
-una redditività netta, per le medesime categorie, all’80% del reddito lordo (a dimostrazione che i nostri iscritti hanno completamente esaurito ogni margine di contenimento dei costi).

In merito alle prospettive di rendimento netto
Prendo atto del fatto che, coerentemente con le prospettive di mercato correnti, il rendimento netto previsto per il 2019 ammonta ad un 1,7%. Ricordo però che la sostenibilità dell’Ente nel lungo periodo con integrativo al 4% e soggettivo al 12% si verifica con una media pluriennale del rendimento netto (dato A.L.M.) al 2,2%. Di questo non potremo dimenticarci nel momento in cui andremo ad assumere decisioni in materia di aliquote contributive.
Fa comunque piacere riscontrare su tale punto, pur nella consapevolezza che non sia un merito ascrivibile al sottoscritto (non solo almeno) la riconsiderazione operata da molti amministratori, presidente in primis, per sua stessa ammissione, sulla opportunità e sostenibilità (sia per gli iscritti e sia per l’ente) dell’aumento del contributo soggettivo.

Infine
A chiusura dell’intervento ritengo comunque opportuno informare tutti che il sottoscritto è pienamente consapevole che la revisione dell’impianto sanzionatorio, dell’organigramma e del funzionigramma erano obiettivi già presenti nel previsionale 2018 e persino nel previsionale 2017. Essendo però un inguaribile ottimista continuo a prendere atto favorevolmente di tali positive intenzioni nella speranza che possano trovare finalmente attuazione nel corso del 2019; così come spero che nel 2019 questo Consiglio possa sapere nel dettaglio cosa è successo nelle elezioni Epap 2015; l’ho chiesto tutti gli anni, vorrei non doverlo richiedere il prossimo anno.

lunedì 11 giugno 2018

EPAP - Comunicato n. 14 – Epap a Colori

EPAP A COLORI

PREMESSA
Superata oramai da qualche anno la maggiore età dell’Epap è arrivato il momento di trasformare l’Ente da una situazione di ente binario (da una parte il Patrimonio e dall’altra il Montante) o, se vogliamo, di un ente in bianco e nero, ad un ente che sappia cogliere la poliedricità che caratterizza la realtà e, conseguentemente, le necessità degli iscritti. Alcuni primi passi in questa direzione sono già stati fatti (assistenza…) e si rende ora possibile, ma anche necessario, un cambio di passo che permetta di superare le diverse criticità e rigidità che l’ente si trova a vivere come retaggio del passato. La sfida, inutile nasconderlo, è quella di passare ad un welfare attivo; per vincere la quale però occorre una chiara visione strategica che consenta di creare i necessari presupposti, sia normativi e sia finanziari.


1. PUNTI DI PARTENZA DELLE CONSIDERAZIONI
1.1 Pensione a livelli di insufficienza
La analisi della situazione attuale e prospettica dell’Epap e degli iscritti evidenzia una situazione di forte criticità in materia di (mancata) sufficienza delle pensioni degli iscritti, sia nella situazione attuale in cui il tasso di sostituzione (TS) è al 17,5 %, sia nella situazione prospettata dalla ALM (+2% integrativo e + 2% soggettivo e rendimenti al 2,2% netto inflazione) in cui il TS arriva al 30,5%. Tale livello di insufficienza impone:
  • da una parte una riflessione sulla capacità del sistema contributivo di far fronte alle necessità previdenziali dell’iscritto (aspetto comunque non modificabile dall’Ente). Scarsa capacità in parte dovuta all’impianto normativo con cui il sistema contributivo è stato attuato (non ultimo l’aspetto fiscale), in parte al sistema stesso (in cui piccole somme sono accantonate per lungo tempo, che poi crescono pian piano e diventano grandi somme accantonate quando oramai però sta finendo il tempo e si va in pensione).
  • dall’altra parte una riflessione seria sulla necessità di trovare altre vie (alternative al versamento contributivo) utili al miglioramento della vita pensionistica dell’iscritto. Vale a dire: uscire dal recinto (importo della pensione) in cui sino ad ora ha operato l’Epap per proiettare la propria sfera operativa sull’intera vita pensionistica dell’iscritto. Ciò partendo dalla constatazione che il tenore di vita di una persona è dato non solo dalla pensione ma anche dal livello delle eventuali entrate integrative, a fronte dei costi complessivi da sostenere. Occorre quindi creare i presupposti affinché la pensione, nei livelli conseguibili con il sistema pensionistico, possa avere le caratteristiche della sufficienza grazie al fatto che, durante la vita lavorativa (e con il sopporto dell’Epap) l’iscritto è riuscito (ad esempio) ad affrancarsi dal pagamento del canone di affitto della propria abitazione (conseguendo quindi un contenimento delle spese) e magari (ad esempio) anche ad acquistare il proprio studio professionale; conseguendo dunque una integrazione di reddito (affitto dello studio) con cui far fronte ai costi della vita pensionistica.
Aiutare l’iscritto a sostituire il canone di affitto (tipicamente eterno) con la rata mutuo (tipicamente a termine) porta ad effetti positivi enormi in termini di miglioramento del livello di vita nel periodo della pensione (ampiamente superiori a quelli conseguibili destinando le stesse somme incrementali a montante pensionistico dell’iscritto). Ciò in quanto dette somme incrementali sarebbero comunque modeste (in quanto gran parte della rata è comunque sostitutiva del canone di affitto). Mentre il vero motivo per cui oggi ciò non avviene è perché l’iscritto, soprattutto nei primi anni di attività, è frenato nella realizzazione dell’investimento soprattutto dalla difficoltà di disporre delle somme di capitale proprio (almeno il 20%) necessario a far fronte all’acquisto. Qui l’Epap potrebbe intervenire (certo non con contributi in conto capitale come fatto da altri enti previdenziali) creando le condizioni di superamento della problematica; nella consapevolezza che è anticipando la data degli investimenti (e quindi intervenendo sul fronte dei giovani professionisti) che si incide davvero sulla vita pensionistica dell’iscritto; che altrimenti si trova costretto a dilapidare in affitto parti significative dei propri incassi (che altrimenti andrebbero a rendita).

1.2. Scarsa (o nulla) capacità attrattiva dell’Epap verso i risparmi degli iscritti
I dati sulla contribuzione integrativa (contributi superiori al minimo a livelli irrisori) indicano con tutta evidenza la scarsa capacità di attrazione dell’Epap verso i risparmi degli iscritti. Le motivazioni sono diverse ma il dato di fatto è inequivocabile.

1.3. Assenza di gestioni autonome di trattamenti volontari di previdenza
Attualmente l’Epap, pur prevedendolo nello Statuto (art. 3 comma 3: “trattamenti volontari di previdenza… mediante apposite gestioni autonome, nei limiti di legge, utilizzando fondi speciali costituiti con apposita contribuzione) è sprovvisto di una gestione autonoma. Occorre riflettere attentamente in merito e, proprio nella consapevolezza dei risultati spesso deludenti di altre casse su questo fronte, provare ad individuare percorsi nuovi ed attrattivi per gli iscritti.

1.4. Eccessiva rigidità nella allocazione delle somme versate
Attualmente l’Epap dispone di due soli maxi contenitori per la allocazione delle risorse: a Montante degli iscritti ed a Patrimonio Netto dell’Ente. Inoltre detta allocazione, una volta definita, risulta di fatto immodificabile. Tutto ciò determina una situazione di estrema rigidità a fronte di una realtà dinamica e mutevole; con conseguenti pesanti sia per l’Ente (che si trova a dover fare nel presente previsioni sulle prospettive di lungo periodo, cosa notoriamente impossibile, con il rischio di sbagliare a proprio danno e quindi mettendo a rischio la sopravvivenza dell’ente o a danno dell’iscritto e quindi penalizzandone il livello di pensione) sia per l’iscritto (perché la necessità dell’ente di cautelarsi dai rischi di sopravvivenza determina tipicamente una penalizzazione delle proprie prospettive pensionistiche).

1.5. Tassazione occulta nel periodo di entrata a regime dell’Epap
L’ente, nato nel 1996 arriverà a regime (equivalenza tra entrate ed uscite contributive) indicativamente dopo 40 anni dalla propria costituzione. Considerato che tutti sono sostanzialmente concordi nell’individuare nell’intorno del 10% un equilibrato rapporto tra Patrimonio Netto dell’Ente e Montante degli Iscritti ciò significa che:
  • nei primi 40 anni gli iscritti hanno dovuto farsi carico di costituire ed incrementare, con i propri versamenti e con i sacrifici in termini di rendimento del montante, il Patrimonio dell’Ente;
  • in tutti gli anni successivi gli iscritti dovranno solo preoccuparsi di mantenere costante il livello di Patrimonio Netto (non essendovi più la necessità di incrementare il Patrimonio in quanto anche il Montante diventerà costante e non più in crescita);
Detta situazione costituisce una vera e propria tassa occulta, a carico di coloro che si trovano ad essere iscritti fino all’entrata a regime; tassa occulta che peserà sulla loro pensione nella misura del rapporto sopra indicato Patrimonio Netto/Montante (indicativamente 10%), e che determina una situazione di disequilibrio fra generazioni: a favore delle generazioni future ed a carico di quelle attuali (sulle cui spalle grava peraltro anche il peso, in termini di tassazione, di regimi pensionistici particolarmente favorevoli verso le generazioni precedenti).


2. OBIETTIVI DA PERSEGUIRE E CONSEGUENTI PROPOSTE
La attenuazione, se non il superamento, di ciascuno dei punti critici sopra individuati diventano, evidentemente, obiettivi da perseguire nel breve/medio termine. Nel breve termine per quegli obiettivi raggiungibili senza modifiche statutarie o regolamentari; nel medio termine per quelli il cui raggiungimento determina modifiche regolamentari o addirittura statutarie.
Al fine di quindi di conseguire gli obiettivi sopra indicati si propone la istituzione dei seguenti Fondi:
  1. Fondo individuale contributi volontari;
  2. Fondo individuale extra-rendimento accordato;
  3. Fondo individuale extra-rendimento (temporaneamente) non accordato;
  4. Fondo individuale extra-rendimento non accordabile.

2.1. Istituzione di un Fondo individuale contributi volontari
Detto fondo, già previsto in Statuto (comma 3 art. 3) è attuabile sin da subito da parte dell’Epap. Potrebbe raccogliere tutti i versamenti volontari (ossia quelli superiori al minimo) da parte dell’iscritto liberamente fatti durante l’anno. Al fine di incentivare davvero i versamenti volontari (il cui limite è solo quello previsto dalla normativa: 27% del reddito netto) basterebbe già dare all’iscritto la possibilità di portare dette somme volontariamente versate a detrazione dei contributi soggettivi dovuti negli anni successivi. Lo scopo sarebbe quello di:
  • Rendere più appetibili i versamenti volontari oltre i minimi di legge; infatti oggi chi si trova in eccedenza di liquidità preferisce mantenerla nel proprio portafoglio anziché versarla all’Epap in quanto non sa, stante la attività libero professionale, negli anni a venire se avrà necessità o meno di dette somme (non potendole decurtare ai versamenti degli anni a venire). Dare questa possibilità avrebbe sicuramente come effetto quello di aumentare i versamenti volontari;
  • aumentare la flessibilità dell’Ente verso l’iscritto (spesso visto come rigido e vessatorio);
  • ridurre il livello di sanzioni da ritardati/mancati versamenti (in quanto, in assenza/ritardo di versamento l’Ente andrebbe, alla scadenza, a prelevare direttamente dal fondo versamenti volontari, ricostituendolo semmai al momento dell’arrivo del versamento da parte dell’iscritto.
Un effetto collaterale a favore dell’iscritto potrebbe essere quello di usufruire di vantaggi di carattere fiscale (nel caso versi somme superiori in anni di redditi alti, quando quindi l’aliquota contributiva sarebbe maggiore, e versi meno in anni di redditi bassi, in cui l’aliquota contributiva sarebbe minore).
Tutto ciò a fronte di:
  • Nessun problema finanziario per l’Ente in quanto le somme sarebbero versate anticipatamente5 dall’iscritto;
  • Una sola maggiore flessibilità, comunque facilmente gestibile in termini di software.
La differenza con quanto avviene oggi è che attualmente l’iscritto ha la possibilità di fare versamenti superiori al minimo ma:
  • o vanno direttamente a montante, ma non sono in alcun modo scomputabili negli anni successivi;
  • o, nel caso l’iscritto non intenda imputarli a montante e mantenerli disponibili per gli anni successivi, non sono fruttiferi di interesse (con un meccanismo peraltro difficile persino da spiegare).
Entrambi motivi di scarsità di detti versamenti aggiuntivi.

2.2. Istituzione di un Fondo individuale extra-rendimento accordato
Attualmente l'extra-rendimento che il CdA decide di accordare all’iscritto va direttamente a Montante dello stesso; e quindi definitivamente ed esclusivamente destinato ai fini pensionistici.
La proposta è di creare un apposito fondo individuale di extra-rendimento accordato che sia comunque sempre patrimonio dell’iscritto ma che non sia direttamente imputato a Montante (e quindi intoccabile fino alla pensione). Su detto fondo, anch’esso attuabile sin da subito, potrebbero confluire anche:
  • l’eventuale contributo integrativo oltre il 2%;
  • il contributo di solidarietà (attualmente destinato all’assistenza);
con potenzialità di crescita del fondo davvero interessanti.
Il vantaggio di non avere a montante dette somme sarebbe quello di renderle disponibili per attività di welfare attivo a favore dell’iscritto (titolare di dette somme) quali il rilascio di fidejussioni a favore di istituti bancari per acquisto abitazione/ufficio, acquisto attrezzatura…Lo scopo sarebbe quello di dare la possibilità ai giovani di acquistare casa/ufficio anche (e quindi prima) quando ancora non hanno quella parte di capitale proprio che la banca richiede per il rilascio di un mutuo ipotecario. Ciò permetterebbe al giovane iscritto di acquistare casa/ufficio con un anticipo di 8-10 anni rispetto alla media e quindi costituirsi un piccolo patrimonio personale a garanzia di una vecchiaia economicamente più serena. L’importo della fidejussione potrebbe/dovrebbe essere proporzionale all’entità del fondo (es. 2x, 3x… in funzione di diversi parametri fra cui l’età dell’iscritto).
Il vantaggio per l’Epap sarebbe da una parte quello di favorire il miglioramento del livello di vita dell’iscritto (non solo nella fase pensionistica ma anche prima) e dall’altra di attuare un serio programma di welfare attivo senza particolari oneri finanziari interni (sempre rischiosi per la tenuta patrimoniale dell’Ente).
È chiaro a chi scrive che inizialmente i numeri saranno piccoli, ma è altrettanto vero (soprattutto se si opera anche sui contributi integrativo e di solidarietà) che i numeri potrebbero diventare interessanti per l’iscritto già nel giro di 4-5 anni.
Poter anticipare di qualche anno l’acquisto di un immobile, in un arco di vita lavorativa di 40 anni, non è assolutamente indifferente in termini di qualità della vita pensionistica dell’iscritto; ed avrebbe effetti ben superiori rispetto ai maggiori versamenti.
I rischi di perdita per l’Epap (conseguenti al rilascio di una fidejussione superiore all’entità del fondo) sarebbero attenuabili:
  • prevedendo la possibilità di recuperare le somme perdute dai successivi extra-rendimenti accordati, dai successivi contributi integrativi supplementari, dai successivi contributi di solidarietà;
  • sia prevedendo un piccolo costo a carico dell’iscritto per il rilascio della fidejussione.
Tutto ciò nella consapevolezza che già oggi l’Epap offre all’iscritto agevolazioni per l’accesso al credito. Ciò che si propone in questa sede però presenta diverse differenze in quanto:
  • in termini di garanzia (e rischi conseguenti) attualmente l’Epap garantisce interamente con il proprio Patrimonio Netto (con i conseguenti rischi e limiti). Nella presente proposta l’iscritto invece viene coinvolto significativamente nella garanzia (con le conseguenze facilmente immaginabili sia in termini di coinvolgimento dell’iscritto e sia in termini di platea potenzialmente soddisfacibile);
  • in termini di importo nel fatto che oggi sono determinati da Epap (e quindi estremamente rigidi) mentre nella presente proposta proporzionali alle somme presenti nel fondo ed all’età dell’iscritto (da cui dipenderebbe il fattore di moltiplicazione);
Occorrerà, evidentemente, ragionare sui requisiti di accesso al rilascio della garanzia (regolarità contributiva, regolarità di presentazione modello 2, assenza di dilazioni in corso, numero minimo di anni di iscrizione all’ente…), sia per il contenimento dei rischi e sia per evitare ulteriori carichi di lavoro del personale dell’ente (da evitare assolutamente per non gravare in alcun modo sui costi dell’ente); mentre per la affidabilità del cliente farà fede la decisione dell’istituto mutuante.

2.3. Istituzione di un Fondo individuale extra-rendimento (temporaneamente) NON accordato
Attualmente l’extra-rendimento che il CdA decide di NON accordare all’iscritto va direttamente a Patrimonio dell’Ente e quindi irrimediabilmente perduto per l’iscritto. Peraltro, andando in un fondo unico si perde anche memoria del livello di apporto effettuato da ciascun singolo (elemento di conoscenza comunque importante per l’Ente).
La proposta è di creare un apposito fondo individuale di extra-rendimento (temporaneamente) non accordato (per quanto possibile sia ascrivibile a Patrimonio dell’Ente) allo scopo di rimandare, di fatto, ad una situazione futura (di anno in anno una volta che l’iscritto è in pensione) la decisione (pienamente in capo al CdA, nel rispetto degli indirizzi del CIG) di trasferire quota parte delle somme di detto fondo di riserva individuale direttamente a Pensione oppure trattenerle a Patrimonio dell’Ente. Vale a dire che:
  • A favore dell’Ente: verrebbe attenuato l’effetto del trasferimento a montante dell'extra-rendimento (che da una parte diminuisce il patrimonio dell’ente e dall’altra aumenta il montante da rivalutare) in quanto le somme non riversate direttamente a Montante ma mantenute nel Fondo di Riserva Individuale verrebbero comunque iscritte a Patrimonio dell’Ente;
  • A Favore dell’Iscritto: viene mantenuta la possibilità per l’iscritto di vedersi trasferite a Montante, al momento in cui va in pensione, delle somme che altrimenti l’Ente avrebbe annualmente (e, a quel punto, definitivamente) trattenuto a Patrimonio.
  • Nel complesso si raggiunge un maggiore equilibrio generazionale fra gli iscritti in quanto: mentre oggi il peso di costituire il Patrimonio dell’Ente grava tutto su coloro che risultano iscritti nei primi 40 anni di vita dell’Ente (tassa occulta) così facendo si crea un “Patrimonio rotazionale dell’Ente” scaricando una parte di detto peso sulle generazioni a venire.
Entrando maggiormente nel merito: in base a quali considerazioni il CdA potrebbe, di volta in volta, decidere se trasferire o meno a pensione dell’iscritto la quota annua di detto fondo? Si ritiene che l’unico parametro adeguato sia il rapporto Patrimonio Netto dell’Ente/Totale Montante degli Iscritti (a solo titolo di esemplificazione: qualora si individui un rapporto di equilibrio P.N./M. >= 10% detto trasferimento potrebbe avvenire negli anni in cui detto parametro sia superiore all’11%, oppure al 12%; sulla base degli indirizzi che il CIG deciderà di dare al CdA).
Si ritiene che detto fondo, per come proposto, potrebbe essere costituito sin da subito ma, per essere utilizzato nelle forme ipotizzate, richiede delle modifiche regolamentari (comunque non impossibili e pienamente coerenti con lo spirito di prudenza gestionale dell’Ente; anzi pienamente migliorative in quanto spostano le decisioni in un futuro nel presente non prevedibile).

2.4. Istituzione di un Fondo individuale extra-rendimento non accordabile
Attualmente l'extra-rendimento non accordabile all’iscritto (40%) va direttamente a Patrimonio dell’Ente e definitivamente confuso in esso. Tenerne traccia separata, pur mantenendolo all’interno del Patrimonio Netto dell’Ente, permetterebbe di mantenere la possibilità, in futuro (previa modifica regolamentare), di:
  • trasferire a pensione dell’iscritto parte di detto fondo;
  • utilizzare il fondo per politiche mirate di assistenza e welfare attivo.
Detta decisione sarebbe comunque annuale (in analogia con quanto indicato per il fondo individuale di extra-rendimento non accordato) e di intera competenza del CdA dell’Epap (nel solo rispetto degli indirizzi del CIG) e da attuarsi nei soli casi in cui il rapporto PN/Montante sia ampiamente superiore al 10% (es. > 12-13%); ipotesi questa verificabile soprattutto con l’Ente a regime.
Significherebbe creare i presupposti per una potenziale opportunità di riequilibrio fra generazioni del sacrificio fatto per la costituzione del Patrimonio Netto (sacrificio sostenuto dagli iscritti fino all’entrata a regime dell’Ente).
Fino a tale momento detto fondo funzionerebbe come cassa di compensazione:
  • cresce negli anni in cui il rendimento è superiore alla media quinquennale del PIL;
  • diminuisce negli anni in cui il rendimento è inferiore alla media quinquennale del PIL (in quanto in tal caso il rispetto della rivalutazione di legge avrebbe luogo primariamente attingendo a detto fondo e secondariamente al resto del Patrimonio Netto).
In tale ottica avrebbe anche una importante funzione di verifica della bontà operativa dell’ente (tanto maggiore è la sua consistenza quanto più l’Ente riesce ad avere rendimenti al di sopra di quanto normativamente previsto); aspetto tutt’altro che trascurabile in termini di potenzialità informativa, sia per l’ente e sia per gli iscritti.
Si ritiene che detto fondo, per come proposto, potrebbe essere costituito sin da subito ma, mentre il suo uso a garanzia dei rendimenti di legge è possibile sin da subito il suo utilizzo a fini pensionistici dell’iscritto richiede serie modifiche regolamentari (comunque non impossibili ed anch’esse pienamente coerenti con lo spirito di prudenza gestionale dell’Ente; anzi anche in tal caso migliorative).

Roma lì 20.12.2017

lunedì 4 giugno 2018

EPAP - Comunicato n. 13 – Attività di prevenzione dell'evasione contributiva

ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DELL’EVASIONE CONTRIBUTIVA

Ai colleghi CIG tutti

Gent.mi colleghi,
grazie alla mail del collega Cariolato ho avuto modo di riflettere su una lacuna profonda del nostro sistema di contrasto all’evasione contributiva.
Mi riferisco in particolare alla assoluta assenza di azioni di prevenzione dell’evasione stessa. Ad oggi infatti l’Ente, e questo CIG in particolare con il contributo notevole della V Commissione, ha elaborato molteplici proposte in materia di lotta alla Evasione ed alla Elusione.
Nulla però, occorre ammetterlo, è stato fatto in materia di prevenzione dell’evasione contributiva. Né possiamo considerare ciò come una mancanza della commissione citata in quanto la prevenzione è pienamente al di fuori del mandato conferitole.
Ad oggi pertanto la situazione è (molto sommariamente) la seguente:
  1. chi riesce a pagare regolarmente lo fa nei tempi e modi previsti;
  2. chi vorrebbe pagare regolarmente ma non riesce e paga come può, con ritardi e conseguenti sanzioni;
  3. chi ha difficoltà ancor più gravi e magari partecipa al bando dell’assistenza;
  4. chi non vuole pagare e continua a non pagare.

A chi è rivolta la proposta
La proposta che sono a fare intende occuparsi di coloro che (punto 2):
  • sono regolari con i versamenti dovuti;
  • vivono una situazione di temporanea difficoltà (ma magari non così forte da accedere all’assistenza);
  • vorrebbero comunque continuare ad essere regolari.
Personalmente ritengo che l’Epap debba una risposta coerente e quantomeno non penalizzante rispetto a chi ha manifestato nel tempo minore regolarità nei confronti dell’Ente.
Ad oggi infatti l’Ente non ha nulla da proporre a costoro, salvo il dire: vai in banca, prendi un prestito e pagami. Ma credetemi (e qui parlo da banchiere e non da membro CIG) la banca non ama dare soldi a chi vive situazioni, seppur temporanee, di difficoltà. Per non dire poi che i tassi bancari sono ben diversi delle rivalutazioni dei montanti (con conseguente impoverimento dell’iscritto).

Oggetto della proposta
La proposta è di prevedere la possibilità di dilazionare il versamento di 1 anno (uno soltanto) in un periodo successivo fino ad un massimo di 5 anni (durata scelta dall’iscritto con un minimo di versamento mensile definito dall’Ente; es. 100 euro/mese).
Le condizioni della dilazione saranno:
  1. essere in regola con i versamenti;
  2. essere in regola con la presentazione dei Modelli 2;
  3. non determinare costi per l’ente;
  4. non avere altre dilazioni di versamento simili in corso.

Essere in regola con i versamenti
La necessità di essere in regola con i versamenti per poter accedere alla dilazione:
  • ha una logica in quanto questa misura intende aiutare solamente coloro che sono i n regola e non chi è in ritardo con i pagamenti;
  • può servire all’Ente a recuperare quegli importi (ad es. fino a 1.000 euro) che di fatto rappresentano i 2/3 degli iscritti in condizione di non conformità. Infatti per costoro potrebbe risultare conveniente mettersi in regola (per poi dilazionare l’importo dell’anno corrente) anziché pagare per intero l’importo dovuto nell’anno. E magari anche qualcuno con importi superiori.

Essere in regola con la presentazione dei Modelli 2
La necessità di essere in regola con la presentazione dei Modelli 2:
  • è elemento essenziale alla concessione della dilazione in quanto l’Ente viene incontro solo a chi intende avere un rapporto trasparente con il proprio ente di previdenza;
  • può significare un miglioramento del numero di modelli recuperati.

Non determinare costi per l’ente
La dilazione non deve essere onerosa per l’Ente e pertanto il tasso di dilazione (poiché comunque dovranno essere applicati degli interessi alla dilazione) dovrà essere almeno pari (o superiore) al tasso di rivalutazione accordato dall’Ente sui montanti dell’iscritto (la cosa è fattibile in termini di determinazione con diverse soluzioni possibili).
D’altra parte l’iscritto avrà il vantaggio, non trascurabile di non avere sanzioni o more in quanto la dilazione viene richiesta (ed accordata) anticipatamente alla scadenza del pagamento. Evitare sanzioni o more è importante nello spirito di avvicinamento dell’Epap all’iscritto (elemento distintivo di questa consiliatura)

Non avere altre dilazioni di versamento simili in corso
Questo è un elemento essenziale della proposta in quanto la dilazione deve essere l’eccezione e non la norma. Chi volesse accedere ad una nuova rateizzazione dovrebbe pertanto o aver già chiuso una dilazione precedentemente accordata o chiuderla anticipatamente per poi ripresentarne una nuova.
Fra l’altro accordare una sola dilazione alla volta avrebbe un ulteriore vantaggio: liberare l’ente dalla azione di definizione e verifica dello stato di bisogno della dilazione. Voglio dire: una volta chiesta la dilazione l’ente non va a verificare lo stato di bisogno, verifica solamente se il richiedente:
  • è in regola con i versamenti;
  • è in regola con i modelli 2;
  • non ha altre dilazioni accordate.
verificate queste condizioni la dilazione è accordata in automatico.
I vantaggi sono i seguenti:
  • ci si risparmia in costi di personale per le valutazioni;
  • vengono meno tutte le eventuali controversie con gli iscritti;
  • non si hanno costi di gestione (la verifica dei 3 punti precedenti è praticamente automatica).
Semmai si potrebbe valutare se concedere detta dilazione a chi ha in corso una dilazione di altro tipo (per ritardati pagamenti); ragioniamoci insieme ma personalmente sarei dell’idea (almeno inizialmente) di accordarla solo a chi è pienamente in regola.

Corollario della proposta
Il mancato puntuale pagamento di due o più rate, anche non consecutive, fa decadere dalla dilazione e scattare le sanzioni.
Ulteriore aspetto su cui riflettere insieme è se il mancato versamento dei contributi degli anni successivi, o la mancata presentazione dei modelli 2 negli anni successivi, in permanenza del puntuale pagamento della dilazione in essere, faccia decadere o meno l’iscritto dalla dilazione (in linea di principio direi di no, volendo essere pratico forse finché paga è meglio riscuotere).

Conclusioni
Chi scrive ben sa che il CdA sta lavorando ad una dilazione di qualche mese dei pagamenti. Però personalmente considero ben bizzarro che si dia una dilazione di qualche mese a chi è in regola e fino a ben 5 anni a chi è in gran ritardo. La cosa non funziona! Così facendo infatti si finisce per davvero, come dice il collega Borella, per penalizzare chi è regolare (o almeno cerca di esserlo) rispetto a chi in regola non è.

Richiesta
Ritengo pertanto e chiedo che venga ampliato il mandato della V Commissione affinché, dopo aver preso in considerazione le possibili azioni di recupero e “cura” dell’evasione ed elusione si prendano in considerazione tutte le possibili azioni di prevenzione dell’evasione medesima.
Sarebbe un ulteriore passo di avvicinamento dell’Ente agli iscritti; magari piccolo in termini numerici ma estremamente importante in termini di immagine.

Alfio Bagalini

giovedì 17 maggio 2018

EPAP - Comunicato n. 12 – Considerazioni su Bilancio consuntivo 2017

Considerazioni su Bilancio consuntivo 2017
Signor Presidente, gent.mi sindaci e colleghi,
Arrivati al giro di boa di questa consiliatura si rende doverosa una analisi di quanto fatto e di quanto ancora da fare nei prossimi due anni.

Rendimento
Il rendimento è sicuramente il più positivo dei dati di questo bilancio. È un dato che non deve illuderci sulle prospettive future in quanto per gran parte congiunturale ma che comunque fa bene, una volta tanto, non solo all’Epap ma anche agli iscritti tutti, che finalmente potranno beneficiare sul proprio montante dei risultati positivi conseguiti.
Tutto ciò, unito al trasferimento di parte degli extra-rendimenti conseguiti negli ultimi anni permetterà di dare un po’ di respiro ai montanti degli iscritti che per troppo tempo sono rimasti inchiodati intorno alla zero di rivalutazione.
Poiché più volte ho insistito sulla necessità di conseguire rendimenti reali almeno pari al 2% il dato di quest’anno (5,47) è sicuramente positivo e consolida la volontà dell’ente di ridistribuire quanto più extra-rendimento possibile agli iscritti.

Contenimento delle spese
Prendo altresì atto con favore, e questo è un ulteriore dato storico per l’ente, che per la prima volta ci troviamo a ragionare su un bilancio consuntivo che non presenta strabilianti risparmi di spesa rispetto al bilancio preventivo (sempre abbondantemente sopra il milione di euro). Dico ciò nella piena consapevolezza che il mancato risparmio è frutto non di una maggiore spesa ma di una scelta di radicale cambiamento nella redazione del bilancio preventivo 2017 (redatto sulla base dell’assestato dell’anno corrente e non sulla base del preventivo dell’anno precedente). Gli effetti ampiamente positivi di tale scelta, per la quale mi sono strenuamente battuto ma che certo non vede in me l’unico avente merito, si vedono chiaramente nel bilancio di cui ora ci troviamo a discutere e questo è elemento che va riconosciuto; proprio perché, per quanto mi riguarda, la ritengo pietra d’angolo del cambiamento dell’Ente che questa consiliatura sta cercando di portare avanti.
Personalmente continua a pensare come sul fronte del contenimento della spesa non si sia ancora fatto tutto quello che c’era da fare ma altrettanto certamente la strada imboccata è quella giusta (revisione dei contratti in scadenza, massima trasparenza negli appalti…) e so bene come tali operazioni richiedano tempi incomprimibili ed attenzione continua. Non possiamo non considerare inoltre come tale opera di contenimento sia ancor più importante in questa fase in cui registriamo non solo redditi degli iscritti in pesante decrescita (-6.5% su base nazionale con un integrativo che decresce al pari del soggettivo a dimostrazione del fatto che i nostri iscritti hanno già da tempo esaurito ogni margine di contenimento dei costi) ma anche una diminuzione del numero degli iscritti attivi (a dimostrazione di una difficoltà pesantissima dell’intero sistema professionale).
Su questo fronte continuo a ribadire come il costo degli organi, seppur diminuito e per la prima volta più basso del costo dei dipendenti, sia ancora spropositato, sia in sé e sia in rapporto alle altre voci di bilancio. Molto c’è ancora da fare sia in termini di modifica normativa, sia in termini di autoregolamentazione; non mi stancherò mai di ribadirlo.

Spese Elettorali
Ricordo che come CIG stiamo aspettando da oltre due anni la relazione dell’ufficio interno preposto. Personalmente, pur nella consapevolezza dei molti impegni cui il CdA è stato chiamato, ritengo che i tempi abbiano ampiamente superato il livello di ragionevolezza.

Sanzioni amministrative agli iscritti
Prendo atto con rammarico che ancora non abbiamo un nuovo sistema sanzionatorio (ricordo come quello vigente sia ampiamente vessatorio ed irragionevole); so che è prossimo alla approvazione ma di certo abbiamo perso quasi un anno su questo fronte.
Poiché già lo scorso anno avevo precisato come le cause di maggiore disaffezione verso l’Ente siano un sistema sanzionatorio vissuto come iniquo dagli iscritti ed i bassi rendimenti dei montanti, non posso, nel ricordare i passi avanti fatti in termini di rendimenti, non precisare come invece su quest’altro fronte (certamente meno complesso) ci si aspettava un segnale di maggiore attenzione da parte del CdA.

Lotta all’evasione contributiva
In primo luogo occorre dare atto che la revisione delle scadenze, recentemente operata dal CdA, è elemento importantissimo di attenzione e vicinanza agli iscritti e, già in sé, strumento di contenimento dell’evasione contributiva.
Nel riconoscere anche i passi in avanti in materia di lotta alla evasione contributiva (e fra questi il fatto che, per la prima volta assistiamo alla diminuzione dei crediti verso gli iscritti, seppur modesta) non possiamo però nascondere a noi stessi come tutti gli sforzi fatti su tale fronte permangano insufficienti ed inadeguati a risolvere il problema. Infatti, a fronte di un dato (certamente meritevole e mai riscontrato prima) di oltre 5 milioni di debiti rateizzati, abbiamo uno stock di oltre 50 milioni di residuo che sta lì a dimostrarci la necessità non solo e non tanto di proseguire nell’opera iniziata ma, a mio giudizio, di cambiare passo (modo di ragionare persino), di liberarci di un approccio che, mi sia consentito, è stato più ideologico che pragmatico; e proprio per questo non risolutivo ma anzi parte del problema stesso. Spero che la nuova Commissione abbia la lungimiranza necessaria ad un approccio pragmatico e al tempo stesso sistemico al problema. Me lo auguro per il bene di tutti gli iscritti in regola e per quelli che, pur volendo, fanno fatica ad esserlo.
Ricordo su tale punto infine che l’Ente non si è ancora dotato di uno strumento specifico per venire incontro agli iscritti che, pur in regola con i pagamenti ed i modelli 2, vivono temporanee situazioni di difficoltà. Su tale punto reitero la mia proposta del 12.07 u.s. di facoltà di dilazione dei versamenti di un anno.

Welfare attivo
Ritengo ampiamente condivisibile l’intenzione di lavorare sul fronte del welfare attivo. Faccio i miei migliori auguri alla commissione recentemente costituitasi anche allo scopo sperando che possa questa essere l’occasione per un approccio sistemico alle questioni previdenza, assistenza, evasione/elusione e welfare attivo. Con l’occasione ringrazio il referente di commissione per il riconoscimento al mio modesto contributo in materia; messo a disposizione con la speranza che possa diventare patrimonio dell’Ente.

Nel metodo
  • Relativamente alla determinazione del dato sul rendimento torno a chiedere se anche per l’anno in corso nella sua determinazione ha concorso la detrazione delle somme necessarie a coprire le rivalutazioni dei montanti dovuti e non versati; detrazione che continuo a ritenere errata e penalizzante per gli iscritti.
  • Torno a dire che, a mio giudizio, sarebbe opportuno che il CdA ripensi la metodologia di imputazione a bilancio di alcune voci (Bilancio Tecnico Attuariale, Spese Elettorali…) che andrebbero imputate per competenza e non per cassa, rendendo così più agevole il confronto fra consuntivi. Lo ribadisco in tale sede perché questo è l’anno del nuovo Bilancio Tecnico Attuariale, mentre per le spese elettorali se ne riparlerà nell’anno prossimo in sede di preventivo 2020.
  • Sempre a proposito di metodo va ribadito come questo è il primo bilancio in cui si incominciano a raccogliere i frutti di quel radicale cambiamento di metodo nell’affrontare i problemi cui avevo già fatto cenno in sede di intervento sull’assestato 2017. Vale a dire da una parte la presenza di una coerente progettualità  politica (operata già con la scelta di strutturare un bilancio previsionale sulla base dell’assestato dell’anno precedente) e dall’altra un metodo decisionale basato su approfondimenti, studi valutazioni; non più opinioni o impressioni (più o meno fondate, spesso meno). Potrà sembrare banale ma anche questo è uno dei migliori frutti della presente consiliatura.

Infine
Mi sia consentito, a chiusura dell’intervento, una espressione di vicinanza ai colleghi di tutte le categorie che continuano a vivere situazioni di difficoltà per le calamità naturali di cui sono state vittima. Di vicinanza per loro e di ringraziamento per l’Ente, dal presidente ad ogni singolo consigliere, per tutto quanto fatto per loro, sia in termini economici e sia in termini umani.

Grazie

27.04.2018
Alfio Bagalini