Cari colleghi,
Necessaria premessa a quanto dirò è che il mio intervento sul bilancio previsionale 2015 è finalizzata a fornire riflessioni per il bilancio previsionale 2016 che a breve saremo chiamati ad approvare e per il bilancio consuntivo 2015, essendo il bilancio previsionale 2015 qui proposto di competenza della precedente consiliatura.
Inizio manifestando il dolore fisico con cui ho visionato il bilancio previsionale 2015, almeno fino a quando non sono arrivato alle Conclusioni della Relazione Istruttoria della Prima Commissione CIG; relazione che fa giustizia di una serie di enormità presenti nel bilancio previsionale (bocciato dal precedente CIG).
Ad integrazione mi sento comunque di aggiungere quanto a seguito:
Confronto fra bilanci: non è possibile esprimersi su un bilancio preventivo di un anno avendo a riferimento il solo bilancio preventivo dell'anno precedente. Di fatto, in assenza di almeno un bilancio consuntivo ultimo disponibile, il lavoro diventa il confronto fra due bilanci di fantasia, senza alcun collegamento con la realtà verificatasi. Ritengo necessario inoltre, ai fini di una migliore lettura, che le variazioni siano espresse anche in termini percentuali e non solamente in termini assoluti.
Software: non è possibile dichiarare in bilancio che il software di gestione appena acquistato è oramai obsoleto e dovrà essere sostituito per poi metterlo in ammortamento addirittura in 5 anni. Se a ciò aggiungiamo che codesto software obsoleto è stato pagato 512.000 euro capite bene l'enormità della cosa. Ho piena consapevolezza che tutto ciò è stato subito dal precedente CIG ma è bene che sia ripetuto, quantomeno per conoscenza di tutti. Delle due una: o il software è obsoleto e quindi va ammortizzato nell'anno (massimo in due anni) oppure non è obsoleto (cosa notoriamente non vera) e solo in tal caso può essere ammortizzato in 5 anni. Altrimenti si sta solo maldestramente cercando di mascherare agli iscritti una pesante perdita.
Rivalutazione dei montanti: ritengo che a bilancio si sarebbe dovuto prevedere, nello spirito di prudenzialità, una rivalutazione dei montanti degli iscritti in considerazione del fatto che vi era una controversia in corso (che ha avuto esito conforme alla tesi dell'Ente) e che permette una migliore rivalutazione a favore degli iscritti con conseguenze negative sulle riserve dell'Ente. Dico ciò nella consapevolezza che non vi era certezza dell'esito ma conscio che un bilancio per poter essere prudenziale deve farsi numericamente carico delle incertezze.
Avrò modo di affrontare le altre questioni in sede di analisi del bilancio preventivo 2016.
lunedì 16 novembre 2015
venerdì 13 novembre 2015
Mio intervento al CIG del 15.10.2015 in merito a pagamenti Epap e Sanzioni:
In merito alla problematica dei mancati invii dei Modelli 2 e dei crediti in essere verso gli iscritti per mancati pagamenti sono a chiedere se, oltre alla analisi per zone geografiche, sia stata predisposta una analisi anche per fasce di reddito. Ciò in quanto è elemento essenziale per capire se i mancati pagamenti siano dovuti a disaffezione nei confronti dell'Ente (nel caso che il debitore abbia redditi adeguati) o da effettiva impossibilità, più o meno temporanea, a far fronte agli impegni nei confronti dell'Epap (nel caso di redditi bassi). La conoscenza di tale elemento è essenziale prima di valutare ogni possibile azione di recupero.
Dico questo anche perché, per quanto di mia conoscenza, la situazione di morosità, nonostante i rientri da rateizzazioni in corso, è in costante crescita, a dimostrazione di una difficoltà crescente degli iscritti; complice certamente la costante contrazione dei redditi.
Ritengo a tal proposito, che sia necessario operare una piccola rivoluzione copernicana nel rapporto Epap iscritti; voglio dire con ciò che, in considerazione del fatto che gli iscritti morosi (a vario titolo) rappresentano circa il 10% del totale degli iscritti (oltre a tutti coloro che magari esercitano senza essere mai stati iscritti all'Ente) non ci possiamo più permettere di proporre soluzioni interne e calate dall'alto, senza prima aver fatto una adeguata indagine conoscitiva per capire quali sono le effettive problematiche e le possibili soluzioni; il tutto avendo presente che le soluzioni potranno essere più d'una e differenziate, anche come tempistica di rientro, per le varie posizioni (ad esempio parametrandole avendo a base il reddito e l'importo del debito).
A tal proposito ho accolto con favore la proposta del coordinatore di prendere in considerazione una ulteriore sanatoria e di pensare ad un maggiore frazionamento dei pagamenti rispetto alla situazione attuale. Per quanto mi riguarda propongo sin da ora:
che i pagamenti possano essere dilazionati mensilmente;
che l'Epap riconsideri, eliminandolo, il pagamento anticipato. Ciò perché io, come molti miei colleghi, posso anche accettare che lo stato mi imponga un pagamento anticipato delle tasse, ma non lo accetto dal mio ente di previdenza che è costituito e gestito da colleghi.
Ho infine, e chiudo, ascoltato molti colleghi, fra cui il coordinatore in primis, parlare della necessità di migliorare sensibilmente il rapporto con gli iscritti e la percezione che questi hanno dell'Epap; troppo spesso visto come ente impositore. A tal proposito ritengo che debba essere rivisto e ridotto drasticamente il sistema sanzionatorio, che in troppe parti e per troppo tempo, è stato vessatorio ed ha contribuito fortissimamente alla pessima considerazione dell'Epap fra gli iscritti.
Dico questo anche perché, per quanto di mia conoscenza, la situazione di morosità, nonostante i rientri da rateizzazioni in corso, è in costante crescita, a dimostrazione di una difficoltà crescente degli iscritti; complice certamente la costante contrazione dei redditi.
Ritengo a tal proposito, che sia necessario operare una piccola rivoluzione copernicana nel rapporto Epap iscritti; voglio dire con ciò che, in considerazione del fatto che gli iscritti morosi (a vario titolo) rappresentano circa il 10% del totale degli iscritti (oltre a tutti coloro che magari esercitano senza essere mai stati iscritti all'Ente) non ci possiamo più permettere di proporre soluzioni interne e calate dall'alto, senza prima aver fatto una adeguata indagine conoscitiva per capire quali sono le effettive problematiche e le possibili soluzioni; il tutto avendo presente che le soluzioni potranno essere più d'una e differenziate, anche come tempistica di rientro, per le varie posizioni (ad esempio parametrandole avendo a base il reddito e l'importo del debito).
A tal proposito ho accolto con favore la proposta del coordinatore di prendere in considerazione una ulteriore sanatoria e di pensare ad un maggiore frazionamento dei pagamenti rispetto alla situazione attuale. Per quanto mi riguarda propongo sin da ora:
che i pagamenti possano essere dilazionati mensilmente;
che l'Epap riconsideri, eliminandolo, il pagamento anticipato. Ciò perché io, come molti miei colleghi, posso anche accettare che lo stato mi imponga un pagamento anticipato delle tasse, ma non lo accetto dal mio ente di previdenza che è costituito e gestito da colleghi.
Ho infine, e chiudo, ascoltato molti colleghi, fra cui il coordinatore in primis, parlare della necessità di migliorare sensibilmente il rapporto con gli iscritti e la percezione che questi hanno dell'Epap; troppo spesso visto come ente impositore. A tal proposito ritengo che debba essere rivisto e ridotto drasticamente il sistema sanzionatorio, che in troppe parti e per troppo tempo, è stato vessatorio ed ha contribuito fortissimamente alla pessima considerazione dell'Epap fra gli iscritti.
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