giovedì 4 giugno 2020

Mio intervento al Bilancio Consuntivo 2019

Signor Coordinatore, gent.mi sindaci e colleghi,

La votazione del bilancio consuntivo 2019 è l’atto di chiusura di questa consiliatura. Non è quindi solamente l’occasione di chiusura di un anno fra i tanti, ma diventa l’occasione di un bilancio di 5 anni di consiliatura; anzi 4,5 in considerazione delle note vicende giudiziarie che hanno ritardato l’insediamento degli amministratori e che tanto danno hanno arrecato agli iscritti tutti in termini di minori rendimenti nel 2015.

Dove eravamo nel 2015

Il 2015 ci ha trovato con:

  • Bilanci previsionali di fantasia in cui si ipotizzavano spese improbabili per poter dimostrare di aver risparmiato anche quando si spendeva di più; con conseguente impossibilità di controllare la spesa corrente e assenza di pianificazione e necessità costante di fare bilanci di assestamento;
  • Rendimenti medi della gestione Epap al 51% rispetto ai Fondi Pensione; perché la bontà dei risultati si misura in relazione al livello medio di mercato (benchmark), non in termini assoluti (lo dico per chi ha dimostrato anche oggi di non averlo capito nonostante sia stato in Epap per 15 o 20 anni);
  • Assenza di flessibilità contributiva con contributo soggettivo deliberato al 15%;
  • Costi intermedi di Epap nell’ordine di 1,5 milioni di euro; e, per alcune voci a livelli assurdi (12.966 euro per la sicurezza sul lavoro di 23 dipendenti - costo delle elezioni a 705.000 euro - costo advisor (per i risultati di cui sopra) 225.000;
  • un ente in cui gli amministratori potevano starci per 51 anni di seguito (9 mandati da amministratori e 2 da sindaci). Se entravi presto come è successo a Carlo Cassaniti uscivi a 91 anni;
  • Uno stanziamento per l’assistenza inadeguato (300.000) ed una gestione interamente demandata alle decisioni del CdA; in assenza di specifico regolamento.
  • Un ente in cui si sanzionavano, pesantemente, anche le dichiarazioni ed i pagamenti in eccesso;
  • Un ente in cui il 25% degli iscritti era moroso (6.332 al 31.12.2015) e nessuno se ne occupava;

Insomma un Ente in cui era di casa un assoluto livello di inadeguatezza mentre erano lontane le istanze degli iscritti tutti. Un ente in cui si lasciavano indietro quel 25% di iscritti che facevano fatica a pagare ed anzi si predicava l’aumento del contributo soggettivo generalizzato (che avrebbe ulteriormente aumentato il numero di colleghi in difficoltà) come risposta unica alla necessità di aumentare le pensioni.

Dove ci trova il 2020

Il 2020 ci trova in una situazione in cui:

  • I bilanci previsionali sono fatti con criterio, tanto che non si fanno più ormai da anni i bilanci di assestamento; grazie ad una attenta pianificazione ed un puntuale controllo dei costi;
  • I rendimenti medi della gestione Epap, rispetto ai fondi pensione sono al 110% nel periodo 2015-2019 (erano al 51% nel periodo 2010-2014) e sono al 120% nel 2019; con un rendimento netto dell’8,65% che non si è mai visto nella storia dell’Epap; risultati ottenuti non a caso ma come frutto di duro lavoro e delle capacità messe in campo, in primo luogo dal CdA e non solo;
  • Un aumento del soggettivo bloccato al 10% (quando era stato già deliberato l’aumento al 15%) e bloccato non perché qualche consigliere come il sottoscritto (che pure lo ha lungamente spiegato in questo consesso) diceva che l’Ente non sarebbe stato sostenibile con l’aumento al 15%, ma perché lo ha certificato Prometeia in sede di A.L.M.. Ma soprattutto la messa in campo di straordinari strumenti di flessibilità previdenziale che vengono incontro sia alle esigenze dei giovani sia a quelle dei meno giovani (possibilità di versare fino all’80% del reddito netto, possibilità di recuperare negli anni successivi i contributi in eccesso, possibilità di variare entro l’anno l’aliquota contributiva, possibilità di riscattare anche il servizio militare/civile…);
  • Costi intermedi di Epap più bassi rispetto al 2015 e persino più bassi del 2010 (-150.000 euro/anno); con una diffusa legalità di processo (ricordo solamente i compensi esenti iva degli amministratori deliberati nella precedente consiliatura, al solo effetto di mostrare risparmi inesistenti; esponendo l’ente a gravi rischi fiscali e di immagine);
  • Una costante attenzione ai costi: -81% di spesa per le elezioni; - 75% di spesa per la sicurezza sul lavoro; - 40% di costi per l’advisor (con maggiori masse gestite e rendimenti ampiamente migliori), e molto altro ancora; con il risultato di avere costi intermedi di Epap inferiori del 10% rispetto al quinquennio precedente;
  • Un ente in cui gli amministratori fanno al massimo 4 mandati (massimo 3 in unico organo) e sono incompatibili con il ruolo di membro del collegio dei sindaci;
  • Un ente che ha saputo sdoppiare le scadenze contributive (da 3 a 6), venendo incontro alle richieste degli iscritti;
  • Uno stanziamento per l’assistenza (600.000 euro/anno) finalmente degno di questo nome e con provvidenze distribuite sulla base di un Regolamento. È bene farlo presente a chi solo in campagna elettorale ha scoperto l’esistenza di una strana parola chiamata “Trasparenza”. Ma anche un ente che ha saputo mettere in campo misure importanti come quelle sulla Inabilità Totale Temporanea.
  • Un ente che ha saputo rivedere in modo organico lo statuto (che è frutto di 2 anni e mezzo di lavoro di commissione, non di un colpo di mano), i propri regolamenti fra cui, finalmente, quello Sanzionatorio (che non sanziona più i versamenti in eccesso; che ha introdotto il concetto di dichiarazione “errata”, quando prima erano tutte “infedeli”…);
  • Un Ente che, proprio grazie alle riforme approvate, ha potuto mettere in campo, in questo momento di estrema difficoltà, molte azioni di assistenza agli iscritti, altrimenti non possibili (è bene ricordarlo a tutti quelli che a quello Statuto ha votato contro).
  • Un ente in cui il numero dei morosi è in costante calo (4.279 nel 2019) così come in calo sono le sanzioni (-227.060 rispetto al solo anno precedente); anche perché l’Ente ha dimostrato di saper cercare nuove strade per aiutare gli iscritti a regolarizzarsi; come lo strumento, fortemente innovativo, della rata pesante (che non ha nessuna attinenza con quanto fatto in precedenza; nonostante qualcuno lo voglia far credere nel tentativo di sminuirne la portata, visto il favore riscontrato fra gli iscritti).
  • Un Ente che ha saputo attivare tutta una serie di misure di Welfare attivo (convenzione sole 24 ore, assistenza agli iscritti nell’accesso al credito..) a sostegno della vita lavorativa degli iscritti e non solo della vita pensionistica;
  • Un ente che ha saputo ascoltare gli iscritti e le loro istanze in oltre 150 incontri sul territorio;
  • Un ente che sta cercando di dare valore al patrimonio di clientela degli iscritti mediante il regolamento per il passaggio degli studi professionali;
  • Un livello di redditività media degli iscritti in crescita dal 2019;

Insomma un Ente che ha capito, a partire dagli amministratori, che gli iscritti debbono essere costantemente al centro della sua attenzione, non solamente in campagna elettorale; ma soprattutto un ente che ha capito che la qualità della vita pensionistica non è misurabile solo con il livello di assegno ma da tutta un’altra serie di parametri (casa di proprietà o meno, presenza di altre rendite…) sulle quali è possibile ed occorre lavorare durante l’intera vita lavorativa dell’iscritto. Insomma una rivoluzione copernicana.

Si poteva fare di più? Non lo so. Per ciò che mi riguarda io 5 anni fa avevo un programma e quel programma l’ho attuato; e per me contano i fatti, non le promesse. Critiche ne posso accettare ma da chi in questi anni ha dimostrato di fare e saper fare più di me; non certamente da chi in questi anni ha fatto meno di me, per non dire nulla. Da questi ultimi, perdonatemi, non accetto nemmeno autocritiche: troppo tardive.

Chiudo questo intervento da una parte con la consueta espressione di vicinanza ai colleghi di tutte le categorie che si trovano a vivere una situazione di estrema difficoltà in conseguenza della situazione Covid e non solo (terremoto…); dall’altra facendo mio l’intervento di un collega CIG che, giusto a giugno di 3 anni fa:
  • si compiaceva con il presidente Poeta per la sua disponibilità a dialogare con il CIG ad ogni riunione;
  • Condivideva la politica dell’Ente;
  • Si sentiva “pronto a ragionare su eventuali nuove iniziative per apportare agli iscritti miglioramenti, sia dal punto di vista pensionistico, sia per ciò che concerne il welfare”;
  • Riconosceva che “stiamo costruendo sul territorio un rapporto Ente – Iscritti che non si aveva nel passato”.  

Il collega che diceva queste cose era Gilberto Tambone (si, quello che oggi dice che non va bene nulla); che, fra l’altro, ha votato anche il bilancio 2018 insieme a Secci, Orlandi e Tullo; assente Cariolato, ma questa non è una novità.

Grazie