Cari
colleghi,
Con
l’occasione del previsionale 2020 ho provato a fare un bilancio di
questi poco più di 4 anni di attività in Epap. Sono stati anni di
battaglie (spesso anche aspre, soprattutto all’inizio) che però,
contro ogni mia previsione, hanno dato più frutti di quanto mi
aspettassi; sia in termini di risultati (revisione del Regolamento
Sanzionatorio, convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti per
finanziamenti agli iscritti, aumento del contributo integrativo
interamente versato a montante dell’iscritto, contributo
all’iscritto per l’acquisto di studi professionali, Regolamento
sulla Inabilità Totale Temporanea...) sia in termini di
progettualità (revisione dello Statuto e del Regolamento di
Funzionamento dell’Epap); revisione che permetterà di attivare
nuove forme di previdenza ed assistenza a favore degli iscritti.
Tutte azioni finalizzate a rimettere l’iscritto al centro della
attività dell’Epap (cosa che avrebbe dovuto sempre essere ma che,
credetemi, non è stata nei primi 20 anni di attività dell’Epap).
Tutte
novità di cui faccio cenno nel mio intervento che sotto riporto (e
che vi invito a leggere fino in fondo) ma che, già ve lo anticipo,
saranno oggetto di un mio successivo approfondimento (spero gradito)
in cui proverò a spiegare ad ognuno di noi le principali opportunità
di cui potremo a breve usufruire.
Non
so se quanto ho cercato di fare in questi anni possa ricevere la
vostra benevolenza; anche in considerazione del molto che ancora
manca da fare in Epap. Io so solo di aver cercato di fare del mio
meglio, mettendo a disposizione di tutti sia la mia esperienza
personale e professionale sia quella di consigliere di
amministrazione di banca di credito cooperativo (abituata quindi sia
a ragionare sui grandi numeri e sia a considerare il cliente/socio il
centro della propria attività). In ogni caso vi ringrazio per
l’attenzione e viAuguro un Buon 2020 ricco di soddisfazioni.
Buona
lettura e a presto
Alfio
Bagalini
Mio
intervento su Bilancio di Previsione 2020
Gentili
colleghi
Il mio consueto intervento al bilancio di previsione non può che partire da alcune considerazioni preliminari; vale a dire:
Il mio consueto intervento al bilancio di previsione non può che partire da alcune considerazioni preliminari; vale a dire:
1.è il primo bilancio che per la gran parte non sarà gestito da noi attuali amministratori ma dagli amministratori che verranno dopo di noi;
2.è
l’ultimo bilancio di previsione di questa consiliatura; la qual
cosa impone una riflessione non solamente su come sarà il 2020
dell’Epap, ma anche su cosa è stato fatto in questi poco più di 4
anni;
3.è
il primo bilancio in cui, molto probabilmente, incominceranno a
manifestarsi gli effetti delle riforme appena approvate dall’Epap
(Statuto, Regolamento di Funzionamento, Regolamento Elettorale e
Regolamento Sanzionatorio); riforme che, come suol dirsi, dovranno
essere scaricate a terra, ossia dovranno trovare applicazione in
piccola parte nella restante porzione di consiliatura e, per la gran
parte, nella prossima consiliatura.
4.Per
la seconda volta nella storia dell’Epap, la prima era stata lo
scorso anno, ci troviamo in assenza del bilancio di assestamento.
1.
Cosa lasciamo agli amministratori che verranno dopo di noi
-
In primo luogo un Ente che ha capito che deve avere al centro della propria attività l’iscritto. Ossia un Ente che nel tempo ha saputo:- creare i presupposti per il miglioramento delle prestazioni pensionistiche (miglioramento dei rendimenti del capitale investito, redistribuzione dell’extra-rendimento e incremento dal 2 al 4% della contribuzione integrativa a carico del committente con riversamento del 2% incrementale interamente a montante);- riprogrammare le scadenze di pagamento;- internalizzare molti servizi agli iscritti;- rivedere, finalmente, l’impianto sanzionatorio;- andare sul territorio ad ascoltare le esigenze degli iscritti;- informare gli iscritti su quale sarà effettivamente il livello dell’assegno pensionistico;- migliorare le azioni assistenziali (aumento delle provvidenze ex art. 19-bis) ed integrarle con nuove prestazioni (Regolamento sulla Inabilità Totale Temporanea);- pianificare importanti azioni di welfare (convenzione con Il Sole- 24 ore; convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti per fornire garanzia agli iscritti che richiedono finanziamenti ad istituti di credito…);- dare continuità e valore agli studi professionali degli iscritti (mediante l’incentivo alla acquisizione di attività e studi professionali);Un ente insomma che ha capito che il proprio ruolo non è solamente quello di fornire un assegno pensionistico (peraltro, va detto, estremamente modesto) ma di occuparsi sia della vita lavorativa dell’iscritto (agevolandola per quelli che possono essere i propri ambiti di competenza) e sia della vita pensionistica (che non è fatta solo di assegno pensionistico ma di molto altro); nella consapevolezza che un adeguato livello di vita pensionistica si costruisce in 40 anni di attività lavorativa e va mantenuto nei 20 anni successivi;
-
In secondo luogo un Ente che ha saputo fare i compiti in casa contenendo significativamente i costi di gestione nel breve-medio periodo. Avrebbe probabilmente potuto fare di più anche sul lungo periodo, nel contenimento dei costi degli organi; con particolare riferimento alla possibilità di contenere, nel futuro, il numero degli amministratori (contenimento necessario non solo per motivi di costo ma anche di funzionalità ed efficacia del CIG).
-
Un Ente che è passato dall’avere indici di rendimento inferiori agli indici dei portafogli istituzionali di riferimento ad un ente che ha rendimenti costantemente superiori ai medesimi riferimenti; con tutto quanto ciò significa sul montante pensionistico degli iscritti (grazie alla possibilità di distribuire extra-rendimento);
-
Un Ente che ha saputo riformarsi modificando in modo integrato lo Statuto, il Regolamento di Funzionamento, il Regolamento Sanzionatorio ed il Regolamento Elettorale; con ricadute ampiamente positive sulla vita degli iscritti.
-
Un ente che, dotandosi di un nuovo regolamento sanzionatorio, ha creato i presupposti di equità nella lotta all’evasione contributiva; e che, per la prima volta, ha strutturato azioni organiche di contenimento. Dico ciò, comunque, nella consapevolezza che su questo fronte molto ancora c’è da fare per venire incontro a quelli iscritti che vivono condizioni di difficoltà (ad esempio attivando dilazioni di pagamento proiettate oltre i 5 anni).
2.
Cosa abbiamo trovato
Ma
se vediamo chiaramente cosa lasciamo a quelli che verranno dobbiamo
anche avere chiaro cosa abbiamo trovato al nostro arrivo. Per fare
questo ho ritenuto necessario confrontare il bilancio di previsione
2020 con il bilancio di previsione 2015 (l’ultimo della precedente
consiliatura); un bilancio (che io al tempo definii “di fantasia”)
in cui gli scostamenti tra previsione e consuntivo erano nell’ordine
dei milioni di euro, con variazioni percentuali del 20% (costo dei
dipendenti), 60% (servizi agli iscritti), 100% (sostegno alla
maternità 96/99); vale a dire:
-
un bilancio in cui si prometteva tutto a tutti nella piena consapevolezza che tanto poi non si sarebbe fatto (intanto però “dovevano passare le elezioni”);
-
un bilancio senza seria progettualità politica (con semplici enunciazioni di volontà ma senza alcuna spiegazione su come attuarle, proprio perché vi era consapevolezza che non si sarebbero attuate); mancanza di progettualità riconosciuta non solo dalla Commissione CIG ma persino dal Collegio Sindacale del tempo;
-
un bilancio che serviva solo a dire agli iscritti, a consuntivo, che si era risparmiato rispetto alle previsioni, anche quando invece (e succedeva spesso se non sempre) i costi rispetto all’anno precedente erano aumentati;
Ho
personalmente provato un dolore fisico a rileggere quel bilancio, che
già conoscevo, ma ritengo sia stata una azione necessaria proprio
per dare una luce corretta all’attuale bilancio di previsione (che
qualcuno prima di me ha voluto definire “normale”; in un ente,
dico io, in cui la normalità fino a pochi anni fa non era moneta
corrente).
3.
Cosa significa applicare le riforme statutarie e regolamentari
approvate
-
un Ente in cui sono chiari i compiti dei vari organi;
-
un Ente attivo in materia di promozione, incentivazione, sviluppo e sostegno all’esercizio della libera professione degli iscritti; anche fornendo servizi e favorendo l’accesso al credito;
-
un ente in cui gli amministratori sono a tempo determinato e non più a vita (massimo 4 mandati complessivi di cui 3 per organo, contro i 9 precedenti, e 2 mandati per il presidente);
-
un ente in cui l’iscritto avrà la possibilità di costituirsi una pensione in modo flessibile durante la vita lavorativa, versando il minimo nei momenti in cui le risorse debbono prendere altre vie (figli, mutui casa e studio…) e di più (fino all’80% del reddito netto) quando queste necessità diventano meno pressanti;
-
un ente in cui sia possibile fare versamenti soggettivi facoltativi (eccedenti quelli obbligatori) per poi poterli, alla bisogna, recuperare negli anni successivi in sede di versamenti obbligatori (creando, fra l’altro, un paracadute che eviti sanzioni per omessi versamenti);
-
un ente che non fa più bilancio con le sanzioni agli iscritti ma che struttura un regolamento sanzionatorio finalmente equo in cui: le sanzioni sono rimodulate al ribasso, sono eliminate per i versamenti in eccesso, sono chiamate per quello che sono (errate se errate ed infedeli se infedeli; non infedeli sempre e comunque, e quindi sanzionate). Lo ricordo nel caso fosse sfuggito: fino ad oggi l’Epap sanzionava anche i versamenti in eccesso come dichiarazione infedele.
-
inserimento del servizio militare obbligatorio, periodo di servizio civile sostitutivo, e di servizio equiparato al servizio militare fra i periodi riscattabili ai fini pensionistici;
4.
Cosa significa un Ente che per la seconda volta non fa il bilancio
assestato
Se
non fare il bilancio assestato nel 2018 poteva essere effetto di una
fortunata casualità (non lo era), non farlo neanche nel 2019 e
quindi per due anni consecutivi (quando si era sempre fatto nella
storia dell’ente), sta a significare che la pianificazione
contabile funziona ed è in grado di esprimere in numeri, in sede di
redazione del bilancio preventivo, la progettualità politica.
Significa quindi che le azioni previste vengono poi effettivamente
attuate (e non rimangono sogni nel cassetto o furbizie elettorali). E
di questo noi consiglieri CIG dobbiamo essere i primi a
compiacercene, proprio perché organo politico di questo Ente.
Ma
un bilancio preventivo che viene applicato, non dimentichiamolo,
significa anche la possibilità di controllare effettivamente i costi
dell’ente (che infatti sono stati contenuti con una seria azione di
revisione durata più anni) nonché rendere (finalmente!)
confrontabili il bilancio di previsione con il bilancio consuntivo;
come succede in qualunque società normale e come non era in Epap
fino a tutto il 2015.
5.
Cosa rimane da fare
Non
voglio però (non mi appartiene) dare l’impressione che tutto sia
stato fatto; occorre infatti ancora, fra l’altro:
-
dare applicazione pratica (quello che sopra ho chiamato “scaricare a terra”) alle riforme approvate da questo Consiglio, non appena sarà possibile;
-
modificare le scadenze della presentazione del modello 2 allineandole con la scadenza di presentazione della dichiarazione dei redditi;
-
contenere i costi della struttura soprattutto per quanto attiene ai costi ed al numero dei componenti del Consiglio di Indirizzo Generale, anche con azioni di auto-contenimento più stringenti del dettato normativo;
-
migliorare la attività di informazione e divulgazione dell’ente verso gli iscritti, ancora non adeguatamente informati;
-
migliorare le prestazioni ai superstiti degli iscritti aumentando le opzioni di recupero del capitale versato;
-
migliorare i rapporti con Emapi per una maggiore chiarezza, trasparenza e facilità di accesso alle prestazioni sanitarie sottoscritte da Epap e dagli iscritti;
-
consentire agli ordini territoriali, come già accade per altre categorie (es. geometri), l’accesso informativo della situazione previdenziale dei rispettivi iscritti;
-
tendere ad un continuo miglioramento oltre che della prestazione pensionistica, del welfare attivo che accompagni l’iscritto dall’inizio della vita professionale in avanti;
-
valutare l’opportunità di investimenti immobiliari e di investimenti nel mondo reale in settori di competenza degli iscritti;
-
migliorare ulteriormente il recupero dell’evasione contributiva da una parte con lo strumento di dilazioni di pagamento proiettate oltre i 5 anni attualmente previsti dalla normativa vigente (ad esempio con lo strumento della rata pesante) e dall’altra istituzionalizzando rateizzazioni personalizzate modulate in base alle possibilità degli iscritti;
-
perseverare nell’opera (continua) di adeguamento dell’Ente alle esigenze degli iscritti.
6.
Conclusioni
Volendo
concludere in poche righe il presente intervento ritengo di poter
dire che questo bilancio preventivo è la rappresentazione numerica
del fatto che, conformemente al mandato ricevuto, lasciamo in eredità
ai nostri iscritti (ed agli amministratori che verranno) un Ente
migliore di quello che abbiamo trovato. Con molte cose ancora da fare
per mettere sempre più l’iscritto al centro dell’attività
dell’Epap ma comunque con la consapevolezza sia del molto che è
stato fatto e sia che il percorso verso il futuro è ampiamente
tracciato.