giovedì 4 giugno 2020

Mio intervento al Bilancio Consuntivo 2019

Signor Coordinatore, gent.mi sindaci e colleghi,

La votazione del bilancio consuntivo 2019 è l’atto di chiusura di questa consiliatura. Non è quindi solamente l’occasione di chiusura di un anno fra i tanti, ma diventa l’occasione di un bilancio di 5 anni di consiliatura; anzi 4,5 in considerazione delle note vicende giudiziarie che hanno ritardato l’insediamento degli amministratori e che tanto danno hanno arrecato agli iscritti tutti in termini di minori rendimenti nel 2015.

Dove eravamo nel 2015

Il 2015 ci ha trovato con:

  • Bilanci previsionali di fantasia in cui si ipotizzavano spese improbabili per poter dimostrare di aver risparmiato anche quando si spendeva di più; con conseguente impossibilità di controllare la spesa corrente e assenza di pianificazione e necessità costante di fare bilanci di assestamento;
  • Rendimenti medi della gestione Epap al 51% rispetto ai Fondi Pensione; perché la bontà dei risultati si misura in relazione al livello medio di mercato (benchmark), non in termini assoluti (lo dico per chi ha dimostrato anche oggi di non averlo capito nonostante sia stato in Epap per 15 o 20 anni);
  • Assenza di flessibilità contributiva con contributo soggettivo deliberato al 15%;
  • Costi intermedi di Epap nell’ordine di 1,5 milioni di euro; e, per alcune voci a livelli assurdi (12.966 euro per la sicurezza sul lavoro di 23 dipendenti - costo delle elezioni a 705.000 euro - costo advisor (per i risultati di cui sopra) 225.000;
  • un ente in cui gli amministratori potevano starci per 51 anni di seguito (9 mandati da amministratori e 2 da sindaci). Se entravi presto come è successo a Carlo Cassaniti uscivi a 91 anni;
  • Uno stanziamento per l’assistenza inadeguato (300.000) ed una gestione interamente demandata alle decisioni del CdA; in assenza di specifico regolamento.
  • Un ente in cui si sanzionavano, pesantemente, anche le dichiarazioni ed i pagamenti in eccesso;
  • Un ente in cui il 25% degli iscritti era moroso (6.332 al 31.12.2015) e nessuno se ne occupava;

Insomma un Ente in cui era di casa un assoluto livello di inadeguatezza mentre erano lontane le istanze degli iscritti tutti. Un ente in cui si lasciavano indietro quel 25% di iscritti che facevano fatica a pagare ed anzi si predicava l’aumento del contributo soggettivo generalizzato (che avrebbe ulteriormente aumentato il numero di colleghi in difficoltà) come risposta unica alla necessità di aumentare le pensioni.

Dove ci trova il 2020

Il 2020 ci trova in una situazione in cui:

  • I bilanci previsionali sono fatti con criterio, tanto che non si fanno più ormai da anni i bilanci di assestamento; grazie ad una attenta pianificazione ed un puntuale controllo dei costi;
  • I rendimenti medi della gestione Epap, rispetto ai fondi pensione sono al 110% nel periodo 2015-2019 (erano al 51% nel periodo 2010-2014) e sono al 120% nel 2019; con un rendimento netto dell’8,65% che non si è mai visto nella storia dell’Epap; risultati ottenuti non a caso ma come frutto di duro lavoro e delle capacità messe in campo, in primo luogo dal CdA e non solo;
  • Un aumento del soggettivo bloccato al 10% (quando era stato già deliberato l’aumento al 15%) e bloccato non perché qualche consigliere come il sottoscritto (che pure lo ha lungamente spiegato in questo consesso) diceva che l’Ente non sarebbe stato sostenibile con l’aumento al 15%, ma perché lo ha certificato Prometeia in sede di A.L.M.. Ma soprattutto la messa in campo di straordinari strumenti di flessibilità previdenziale che vengono incontro sia alle esigenze dei giovani sia a quelle dei meno giovani (possibilità di versare fino all’80% del reddito netto, possibilità di recuperare negli anni successivi i contributi in eccesso, possibilità di variare entro l’anno l’aliquota contributiva, possibilità di riscattare anche il servizio militare/civile…);
  • Costi intermedi di Epap più bassi rispetto al 2015 e persino più bassi del 2010 (-150.000 euro/anno); con una diffusa legalità di processo (ricordo solamente i compensi esenti iva degli amministratori deliberati nella precedente consiliatura, al solo effetto di mostrare risparmi inesistenti; esponendo l’ente a gravi rischi fiscali e di immagine);
  • Una costante attenzione ai costi: -81% di spesa per le elezioni; - 75% di spesa per la sicurezza sul lavoro; - 40% di costi per l’advisor (con maggiori masse gestite e rendimenti ampiamente migliori), e molto altro ancora; con il risultato di avere costi intermedi di Epap inferiori del 10% rispetto al quinquennio precedente;
  • Un ente in cui gli amministratori fanno al massimo 4 mandati (massimo 3 in unico organo) e sono incompatibili con il ruolo di membro del collegio dei sindaci;
  • Un ente che ha saputo sdoppiare le scadenze contributive (da 3 a 6), venendo incontro alle richieste degli iscritti;
  • Uno stanziamento per l’assistenza (600.000 euro/anno) finalmente degno di questo nome e con provvidenze distribuite sulla base di un Regolamento. È bene farlo presente a chi solo in campagna elettorale ha scoperto l’esistenza di una strana parola chiamata “Trasparenza”. Ma anche un ente che ha saputo mettere in campo misure importanti come quelle sulla Inabilità Totale Temporanea.
  • Un ente che ha saputo rivedere in modo organico lo statuto (che è frutto di 2 anni e mezzo di lavoro di commissione, non di un colpo di mano), i propri regolamenti fra cui, finalmente, quello Sanzionatorio (che non sanziona più i versamenti in eccesso; che ha introdotto il concetto di dichiarazione “errata”, quando prima erano tutte “infedeli”…);
  • Un Ente che, proprio grazie alle riforme approvate, ha potuto mettere in campo, in questo momento di estrema difficoltà, molte azioni di assistenza agli iscritti, altrimenti non possibili (è bene ricordarlo a tutti quelli che a quello Statuto ha votato contro).
  • Un ente in cui il numero dei morosi è in costante calo (4.279 nel 2019) così come in calo sono le sanzioni (-227.060 rispetto al solo anno precedente); anche perché l’Ente ha dimostrato di saper cercare nuove strade per aiutare gli iscritti a regolarizzarsi; come lo strumento, fortemente innovativo, della rata pesante (che non ha nessuna attinenza con quanto fatto in precedenza; nonostante qualcuno lo voglia far credere nel tentativo di sminuirne la portata, visto il favore riscontrato fra gli iscritti).
  • Un Ente che ha saputo attivare tutta una serie di misure di Welfare attivo (convenzione sole 24 ore, assistenza agli iscritti nell’accesso al credito..) a sostegno della vita lavorativa degli iscritti e non solo della vita pensionistica;
  • Un ente che ha saputo ascoltare gli iscritti e le loro istanze in oltre 150 incontri sul territorio;
  • Un ente che sta cercando di dare valore al patrimonio di clientela degli iscritti mediante il regolamento per il passaggio degli studi professionali;
  • Un livello di redditività media degli iscritti in crescita dal 2019;

Insomma un Ente che ha capito, a partire dagli amministratori, che gli iscritti debbono essere costantemente al centro della sua attenzione, non solamente in campagna elettorale; ma soprattutto un ente che ha capito che la qualità della vita pensionistica non è misurabile solo con il livello di assegno ma da tutta un’altra serie di parametri (casa di proprietà o meno, presenza di altre rendite…) sulle quali è possibile ed occorre lavorare durante l’intera vita lavorativa dell’iscritto. Insomma una rivoluzione copernicana.

Si poteva fare di più? Non lo so. Per ciò che mi riguarda io 5 anni fa avevo un programma e quel programma l’ho attuato; e per me contano i fatti, non le promesse. Critiche ne posso accettare ma da chi in questi anni ha dimostrato di fare e saper fare più di me; non certamente da chi in questi anni ha fatto meno di me, per non dire nulla. Da questi ultimi, perdonatemi, non accetto nemmeno autocritiche: troppo tardive.

Chiudo questo intervento da una parte con la consueta espressione di vicinanza ai colleghi di tutte le categorie che si trovano a vivere una situazione di estrema difficoltà in conseguenza della situazione Covid e non solo (terremoto…); dall’altra facendo mio l’intervento di un collega CIG che, giusto a giugno di 3 anni fa:
  • si compiaceva con il presidente Poeta per la sua disponibilità a dialogare con il CIG ad ogni riunione;
  • Condivideva la politica dell’Ente;
  • Si sentiva “pronto a ragionare su eventuali nuove iniziative per apportare agli iscritti miglioramenti, sia dal punto di vista pensionistico, sia per ciò che concerne il welfare”;
  • Riconosceva che “stiamo costruendo sul territorio un rapporto Ente – Iscritti che non si aveva nel passato”.  

Il collega che diceva queste cose era Gilberto Tambone (si, quello che oggi dice che non va bene nulla); che, fra l’altro, ha votato anche il bilancio 2018 insieme a Secci, Orlandi e Tullo; assente Cariolato, ma questa non è una novità.

Grazie

lunedì 27 aprile 2020

Bilancio di 5 anni in EPAP

Arrivati oramai alla fine di questi 5 anni di esperienza in Epap (la prima di un iscritto che, come me, veniva dalla base, senza l’appoggio di alcun ordine o associazione) è l’ora di fare un bilancio di quanto fatto rispetto agli impegni presi con te e con gli iscritti tutti; ossia rispetto alle proposte programmatiche con cui abbiamo incominciato questa avventura. Nella consapevolezza che 5 anni fa potevo essere giudicato da quello che volevo fare ma, dopo 5 anni in Epap, è doveroso essere giudicato da quanto fatto, anche per poter essere credibili su quanto si intende ancora fare. Purtroppo non potrò essere breve come vorrei, e me ne scuso, ma il programma era ambizioso e le cose fatte sono molte (ma, credimi, interessanti ed utili da sapere).

COME HO CERCATO DI LAVORARE IN QUESTI ANNI
Prima di entrare nel merito dei vari punti mi preme spiegare come ho cercato di lavorare in questi anni: stante l’urgenza e la mole delle cose da cambiare che ho trovato al mio arrivo, ho cercato di lavorare su tre fronti:
    1. cercare di migliorare tutto il migliorabile con le regole in essere;
    2. lavorare per cambiare le regole (Statuto, Regolamento di Funzionamento, Regolamento Sanzionatorio…);
    3. cercare di tenere sempre informati i colleghi su quanto stavo facendo in Epap, nell’interesse di ognuno di noi.
Non è stata una passeggiata di salute e, potrete immaginare, i primi anni sono stati difficilissimi. Ma io ho tirato dritto per la mia strada: per ogni cosa da cambiare ho fatto la mia battaglia: di critica e di proposta. Ho lavorato, studiato, fatto continui interventi in Consiglio e messo per iscritto moltissime proposte; ogni volta mettendole a disposizione delle varie commissioni perché le valutassero. Sempre presente in 5 anni (una sola assenza per una convocazione d’urgenza mentre ero in Zambia). Mi ha aiutato di sicuro la mia esperienza di membro di CdA di una BCC: sia per la consuetudine a ragionare nell’ordine dei milioni di euro e sia, soprattutto, per la abitudine a considerare il cliente (nel nostro caso l’iscritto) il vero centro della attività dell’Ente (banca o Epap che fosse); senza il quale l’ente non ha ragione di esistere. Non era per niente così quando sono arrivato; non è cosa da poco aver cambiato prospettiva.
Ma, va detto, sono anche stato fortunato: ho trovato persone che, pur partendo da posizioni diverse hanno avuto la onestà intellettuale e morale da una parte di riconoscere la bontà delle nostre posizioni ed il buon senso delle proposte e dall’altra la capacità di arricchirle e svilupparle con proposte provenienti da colleghi bravi, capaci e di buona volontà (che pure ce ne sono stati e molti). Colleghi con i quali è diventato quindi possibile riconoscersi in un obiettivo comune (l’interesse degli iscritti tutti; contro chi, anche dall’esterno, aveva interessi diversi ed innominabili) che ha portato dapprima ad una mole di provvedimenti mai visti prima nella storia dell’Epap ed ora al riconoscersi in una unica lista, EPAP Futura, che si propone di continuare il lavoro di cambiamento fatto in questi anni, fino a renderlo, speriamo tutti, irreversibile.
È quindi nella consapevolezza che io ho avuto una parte importante, ma non esclusiva, in tutto quanto è stato fatto che ho sempre detto (con convinzione) che il merito maggiore di tutto ciò è di chi, in Consiglio di Indirizzo come in Consiglio di Amministrazione ha avuto la lungimiranza, il buonsenso e la forza di fare proprie ed attuare una mole così imponente di riforme. A me piace pensarla così, nella consapevolezza che conta solo il risultato.

COSA ABBIAMO PORTATO A CASA IN QUESTI 5 ANNI DI LAVORO
Proviamo ora ad entrare nel merito delle questioni, come di certo più interessa ognuno di noi.
Blocco dell’aumento del contributo soggettivo dal 10 al al 15%: aumento che, ricordo, era stato già deliberato nella precedente consiliatura e contro il quale mi sono battuto con tutte le mie forze. Spiegando, numeri alla mano, che era un aumento non solo indigeribile per gli iscritti, ma che rischiava di mettere in difficoltà anche l’Epap. Risultato? oggi in Epap nessuna persona di buon senso parla più di aumentare al 15% il contributo soggettivo. Non solo non si farà (almeno non fino a quando ci sarà questa classe dirigente) ma si è tracciato un percorso diverso (vedi: Flessibilità nella gestione del montante) che rende vecchio e superato l’aumento tout court del contributo soggettivo. Un percorso che dobbiamo far diventare irreversibile, per la nostra salvezza.

Incremento del welfare con servizi aggiuntivi di tutela a favore di iscritti e loro familiari: questo è uno dei settori dove forse si è fatto di più. Fra le molte cose fatte vale la pena ricordare:
- il raddoppio delle provvidenze per la assistenza agli iscritti (art. 19 bis);
- la attivazione della convenzione con Il Sole 24 ore, gratuita per tutti gli iscritti (anche quelli non attivi) con una banca dati particolarmente ampia.
- la attivazione gratuita della assistenza per Inabilità Totale Temporanea (prima assente);
- la attivazione della convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti per fornire garanzia agli iscritti che richiedono finanziamenti ad istituti di credito;
- la approvazione del regolamento per contributi agli iscritti per l’acquisto di studi professionali di colleghi che vanno in pensione.

Spese di gestione: qui si è lavorato principalmente su due fronti:
    • da una parte si è proceduto con gare di evidenza pubblica, ottenendo risparmi spesso importanti, a volte sbalorditivi (fin all’80% in alcuni casi); mettendo fine ad incarichi dati in modi ed a persone che potete facilmente immaginare;
    • dall’altra si è completamente cambiato il modo di fare il bilancio preventivo: mentre prima si facevano bilanci di fantasia negli ultimi 4 anni si sono fatti bilanci seri, veritieri e che poi tornavano a consuntivo; permettendo così sia una pianificazione iniziale delle spese e degli investimenti, sia una attività di controllo attento dei costi. Col risultato che negli ultimi anni non è stato più necessario fare bilanci di assestamento (sempre fatti nella storia dell’Epap).
Si poteva fare di più? Si. Si poteva ridurre il numero dei consiglieri; ho lavorato per questo: abbiamo prodotto in CIG un documento di autoregolamentazione del numero dei consiglieri (determinato per legge) ma ad oggi non siamo riusciti a completarne l’iter. Siamo però riusciti a dimezzare il numero dei mandati, ma questa è un’altra parte del programma.

Numero dei mandati degli amministratori: con la riforma dello Statuto, recentemente approvata dal Ministero, siamo finalmente passati da un numero massimo di 9 mandati ad un numero di 4 mandati al massimo (2 per il presidente contro i 3 del precedente statuto). Con la contrarietà di diversi colleghi che avrebbero voluto fare altri mandati, e invece restano a casa (magari a fare propaganda per l’altra lista nella speranza di ripristinare i 9 mandati).

Sanzioni: abbiamo completamente riscritto il regolamento sanzionatorio (in corso di approvazione al Ministero) rimodulando le sanzioni in diminuzione ed equità; introducendo il concetto di dichiarazione “errata” (prima erano tutte “infedeli”), passando da un sistema punitivo dell’iscritto ad uno incentivante la spontanea regolarizzazione. Andava assolutamente fatto (ognuno di noi ha esperienza di sanzioni comminate in modo assurdo e sproporzionato), non era scontato che ci saremmo riusciti (diversi consiglieri remavano contro), ma ce l’abbiamo fatta.

Trasparenza nell’affidamento degli incarichi: l’ho già detto sopra: gli incarichi ora si danno per gare di evidenza pubblica, questo ha comportato il cambio pressoché integrale di tutti i consulenti; c’è voluto tempo perché c’erano dei contratti in essere da rispettare ma il percorso è completato e gli effetti (positivi) si vedono: non solo in termini di costi ma anche, e non solo, in termini di rendimento dei montanti degli iscritti, e quindi di pensione.

Migliorare la qualità degli investimenti: l’Epap chiuderà il bilancio 2019 con un rendimento finanziario degli investimenti intorno al 9% (netto oneri e imposte). Già questo dato basterebbe, di per sé, a dare l’idea di quello che è stato fatto, anche perché non è un dato isolato. Inoltre, per gli anni precedenti, è già stata deliberata (per la prima volta nella storia dell’Epap) la redistribuzione a montante degli iscritti dell’extra-rendimento (con aumento della pensione, quando ci arriveremo, o con le misure Covid appena approvate, assegnabile da subito su richiesta dell’iscritto). Si consideri che l’extra-rendimento (+4% di incremento del montante negli ultimi anni), applicato all’intera vita lavorativa degli iscritti, potrà determinare un incremento significativo della pensione; soprattutto se si continuerà con una corretta gestione degli investimenti e con la politica di contenimento dei costi.

Flessibilità nella gestione del montante: su questo fronte ci sono due modifiche particolarmente importanti che meritano di essere raccontate; sono infatti state introdotte direttamente nel Regolamento:
    • la possibilità di fare versamenti volontari (deducibili in dichiarazione redditi) fino all’80% del proprio reddito professionale;
    • la possibilità di fare versamenti soggettivi facoltativi recuperabili negli anni successivi (in corso di approvazione ministeriale).
Il primo permette all’iscritto di costituirsi, in modo estremamente flessibile ed in pochi anni, un montante contributivo sulla base delle proprie disponibilità (che certo mutano durante l’arco della vita lavorativa: minori all’inizio quando si guadagna meno e magari c’è il mutuo della casa da pagare o la scuola ed i figli da mantenere; più alte negli ultimi anni di vita lavorativa).
Il secondo permetterà di anticipare liberamente dei versamenti, recuperabili negli anni successivi, in modo da: ottenere vantaggi fiscali qualora si facciano versamenti in anni di redditi alti per poi recuperarli negli anni successivi di redditi inferiori; evitare le sanzioni per ritardato o omesso pagamento in quanto i versamenti fatti in più negli anni precedenti (che comunque maturano interessi a favore dell’iscritto) verranno automaticamente recuperati dall’Ente, che così regolarizza la posizione, evitando appunto sanzioni all’iscritto. Potrà sembrare semplice, credetemi: è il frutto di molte battaglie e ce l’ha solo Epap.

Recupero della regolarità contributiva
Abbiamo creato la possibilità, per tutti gli iscritti non in regola, di rateizzare il loro debito. Come? Innanzitutto portando fino al 2018 (ultimo anno scaduto) la possibilità di rateizzare; poi creando un sistema a rate variabili. Poiché infatti la normativa impedisce di fare rateizzazioni che superino i 5 anni ho personalmente proposto di: rateizzare il 70% del debito in 5 anni, mettendo il restante 30% nell’ultima rata, dando quindi la possibilità di avere rate inferiori del 30% (e quindi più sostenibili). Con doppio vantaggio: per l’iscritto che recupera la sua posizione ed ottiene la regolarità (che garantisce anche la assicurazione gratuita pagata da Epap), e per l’Ente che recupera un iscritto ed i suoi versamenti (che in parte vanno anche a patrimonio dell’ente). Semplice? A dirlo, forse, ma in 25 anni di Epap non ci aveva pensato nessuno: altra esclusiva Epap.

La vera Rivoluzione
Ma quella che è la vera rivoluzione di questi anni è l’essere riuscito a far passare in Epap il concetto che il problema principale dell’iscritto non è il livello dell’assegno pensionistico (pure importante), ma il livello qualitativo della propria vita pensionistica. Voglio dire con questo che mentre 5 anni fa quasi tutti parlavano di aumentare i versamenti per poter dare pensioni più adeguate agli iscritti (tutto vero, per carità, ma costoro conoscevano davvero le condizioni reddituali dei nostri colleghi sparsi per tutta Italia?) oggi si parla di come migliorare la vita pensionistica degli iscritti (di cui la pensione è solo una componente, importante ma certamente non esaustiva).

Ecco allora che:
    • È stata fatta la convenzione con la cassa depositi e prestiti, per permettere agli iscritti, con largo anticipo rispetto a quanto succede ora, di accendere un mutuo per l’acquisto della abitazione o del proprio studio. Acquistare la propria abitazione significa infatti non dover pagare l’affitto quando si andrà in pensione; acquistarla magari 10 anni prima (perché la Cassa Depositi e Prestiti, offrendo una propria garanzia permette di diminuire il fabbisogno di capitale proprio, che è il motivo per cui i colleghi acquistano tardi la abitazione), significa poter avere 10 anni lavorativi in più liberi dal mutuo e, magari, utilizzarli per rimpinguare il proprio montante pensionistico (grazie anche all’aumento delle aliquote fino all’80%). Stesso discorso per l’acquisto dello studio professionale che magari, andando in pensione, può diventare una piccola rendita integrativa. Tutto questo con poco sforzo dell’iscritto (che sostituisce gli affitti con rate di mutuo e con effetti ben più importanti rispetto all’aumento della pensione in conseguenza dell’aumento del contributo soggettivo al 15%). Ci voleva un consigliere di banca per capire ciò? Certamente no ma, credetemi, è stato tutt’altro che facile già solo spiegare il concetto; figuriamoci farlo passare!
    • È stato attivato il regolamento per il passaggio degli studi professionali: che da una parte offre ai giovani la possibilità di accelerare la propria crescita professionale (e reddituale) e dall’altra valorizza il lavoro di anni (e la clientela) del professionista che recupera così una somma che può offrirgli serenità nei residui anni di vita.

Continuare con le vecchie logiche e aumentare il contributo al 15% (o anche oltre, come hanno fatto altre casse) drenando così le risorse degli scritti che magari non riuscirebbero più a permettersi un mutuo (e quindi condannandoli all’affitto eterno) non significa, come ho ripetuto per anni, migliorare la vita dell’iscritto, ma rovinargli sia il presente e sia il futuro. Siamo tutti laureati, abbiamo il dovere (imposto per legge) di costruirci una nostra pensione ma, ritengo, abbiamo anche il diritto di costruircela in modo flessibile sulla base del mutare nel tempo delle nostre possibilità e necessità. Basta con i paternalismi.

Quanto abbiamo fatto di più ancora
Se è vero che alcune cose (poche in realtà) non sono state fatte è altrettanto vero che siamo riusciti a fare molte cose non previste nel programma; come:
    • riprogrammare (dilazionare) le scadenze ordinarie di pagamento;
    • riportare all’interno dell’Epap molti servizi agli iscritti (prima esternalizzati);
    • andare sul territorio ad ascoltare le esigenze degli iscritti (Epap day);
    • informare gli iscritti su quale sarà effettivamente il livello dell’assegno pensionistico;
    • dare continuità e valore agli studi professionali degli iscritti (mediante un contributo all’acquisto di attività e studi professionali);
    • Riforma integrata di Statuto, Regolamento di Funzionamento, Regolamento Sanzionatorio e Regolamento Elettorale (solo voto telematico); con ricadute ampiamente positive sulla vita (non solo pensionistica) degli iscritti;
    • inserimento del servizio militare obbligatorio, periodo di servizio civile sostitutivo, e di servizio equiparato al servizio militare fra i periodi riscattabili ai fini pensionistici (oltretutto a prezzi molto, molto contenuti).

QUANT’ALTRO C’È DA FARE
Sappiamo bene quanto ancora c’è da fare, abbiamo chiaro l’elenco (l’ho già inviato in un precedente comunicato); sappiamo però che la strada è tracciata, gran parte è stato fatto (i Ministeri hanno approvato la riforma a dicembre 2019) e vi è piena consapevolezza di quanto manca:
    • dare continuità ed applicazione pratica alle riforme approvate da questo Consiglio;
    • modificare le scadenze della presentazione del modello 2 allineandole con la scadenza di presentazione della dichiarazione dei redditi;
    • contenere i costi della struttura soprattutto per quanto attiene ai costi ed al numero dei componenti del Consiglio di Indirizzo Generale, anche con azioni di auto-contenimento;
    • migliorare la attività di informazione e divulgazione dell’ente verso gli iscritti, ancora non adeguatamente informati;
    • migliorare le prestazioni ai superstiti degli iscritti sia aumentando le opzioni di recupero del capitale versato sia attivando una assicurazione T.C.M. (Temporanea Caso Morte);
    • migliorare i rapporti con Emapi per una maggiore chiarezza, trasparenza e facilità di accesso alle prestazioni sanitarie sottoscritte da Epap e dagli iscritti (anche mediante la istituzione di un ufficio interno all’Epap a supporto degli iscritti nel rapporto con Emapi);
    • tendere ad un continuo miglioramento, oltre che della prestazione pensionistica, del welfare attivo che accompagni l’iscritto dall’inizio della vita professionale in avanti;
    • valutare l’opportunità di investimenti immobiliari in settori di competenza degli iscritti;
    • migliorare ulteriormente il recupero dell’evasione contributiva sia, come già fatto, con dilazioni di pagamento proiettate oltre i 5 anni, sia istituzionalizzando rateizzazioni personalizzate modulate in base alle possibilità economiche degli iscritti: obiettivo: recuperare tutto;
    • perseverare nell’opera (continua) di adeguamento dell’Ente alle esigenze degli iscritti.

CONCLUSIONI
In piena sincerità debbo dire che il lavoro è stato molto; ma le soddisfazioni, in termini di risultati raggiunti, sono state davvero tante e ripagano ampiamente la fatica fatta. Di certo ho portato a casa molti più risultati di quelli che immaginavo all’inizio di questa sfida. Il progetto era ambizioso ma, scorrendo l’elenco delle proposte fatte all’inizio di questa avventura, ritengo che possiamo ritenerci soddisfatti perché, ognuno di noi, ha partecipato e vinto la sfida (credetemi: ce lo riconoscono tutti in Epap). Ed in più abbiamo portato a casa altri risultati inizialmente non presenti nel programma. Nulla è perfetto, ma se confrontiamo tutto ciò con i tanti anni precedenti di immobilismo la differenza è abissale.
Ma la soddisfazione maggiore è sempre venuta dai tantissimi riscontri e attestati di stima che in questi 5 anni ho ricevuto da tantissimi colleghi ogni volta che li informavo di una battaglia vinta.

Ora la parola, come è giusto che sia, passa a te. Nel giudicare quanto fatto in questi anni: se ho mantenuto o meno gli impegni, se ho soddisfatto le tue legittime aspettative, se sono riuscito a mantenerti informato come avevo promesso. Se, come spero, la risposta è positiva, ti invito a sostenermi in questa nuova avventura, me ed i compagni di viaggio (EPAP Futura) con cui ritengo di poter continuare a cambiare il nostro Ente di Previdenza. Al tal proposito ti evidenzio che quanto ti ho proposto per il futuro (vedi “Quant’altro c’è da fare”) è proprio parte integrante del programma di EPAP Futura.

Abbiamo, tutti insieme, fatto una cosa inimmaginabile 5 anni fa, continuiamo questo percorso di cambiamento; diamogli forza, non disperdiamo il capitale accumulato in questi anni, non costringermi a ripartire da zero. Con il voto tuo e dei tuoi colleghi ed amici, perché anche tu sei parte attiva di questo progetto, possiamo diventare una valanga umana: insieme, e solo insieme possiamo pensare di cambiare ancora di più l’Epap; di farlo diventare a nostra misura, e dobbiamo tutti spenderci perché questo percorso diventi irreversibile. CHE SIA POSSIBILE LO ABBIAMO GIÀ DIMOSTRATO QUANDO NON CI CREDEVA NESSUNO ALL’INFUORI DI NOI. Tornare al passato adesso sarebbe assurdo, spendiamoci tutti insieme per scongiurarlo.

Grazie per tutto, confido in te.

Alfio Bagalini agronomo

mercoledì 15 gennaio 2020

EPAP - Comunicato n. 18 –Bilancio di previsione 2020


Cari colleghi,
Con l’occasione del previsionale 2020 ho provato a fare un bilancio di questi poco più di 4 anni di attività in Epap. Sono stati anni di battaglie (spesso anche aspre, soprattutto all’inizio) che però, contro ogni mia previsione, hanno dato più frutti di quanto mi aspettassi; sia in termini di risultati (revisione del Regolamento Sanzionatorio, convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti per finanziamenti agli iscritti, aumento del contributo integrativo interamente versato a montante dell’iscritto, contributo all’iscritto per l’acquisto di studi professionali, Regolamento sulla Inabilità Totale Temporanea...) sia in termini di progettualità (revisione dello Statuto e del Regolamento di Funzionamento dell’Epap); revisione che permetterà di attivare nuove forme di previdenza ed assistenza a favore degli iscritti. Tutte azioni finalizzate a rimettere l’iscritto al centro della attività dell’Epap (cosa che avrebbe dovuto sempre essere ma che, credetemi, non è stata nei primi 20 anni di attività dell’Epap).
Tutte novità di cui faccio cenno nel mio intervento che sotto riporto (e che vi invito a leggere fino in fondo) ma che, già ve lo anticipo, saranno oggetto di un mio successivo approfondimento (spero gradito) in cui proverò a spiegare ad ognuno di noi le principali opportunità di cui potremo a breve usufruire.
Non so se quanto ho cercato di fare in questi anni possa ricevere la vostra benevolenza; anche in considerazione del molto che ancora manca da fare in Epap. Io so solo di aver cercato di fare del mio meglio, mettendo a disposizione di tutti sia la mia esperienza personale e professionale sia quella di consigliere di amministrazione di banca di credito cooperativo (abituata quindi sia a ragionare sui grandi numeri e sia a considerare il cliente/socio il centro della propria attività). In ogni caso vi ringrazio per l’attenzione e viAuguro un Buon 2020 ricco di soddisfazioni.
Buona lettura e a presto
Alfio Bagalini

Mio intervento su Bilancio di Previsione 2020

Gentili colleghi
Il mio consueto intervento al bilancio di previsione non può che partire da alcune considerazioni preliminari; vale a dire:

1.è il primo bilancio che per la gran parte non sarà gestito da noi attuali amministratori ma dagli amministratori che verranno dopo di noi;
2.è l’ultimo bilancio di previsione di questa consiliatura; la qual cosa impone una riflessione non solamente su come sarà il 2020 dell’Epap, ma anche su cosa è stato fatto in questi poco più di 4 anni;
3.è il primo bilancio in cui, molto probabilmente, incominceranno a manifestarsi gli effetti delle riforme appena approvate dall’Epap (Statuto, Regolamento di Funzionamento, Regolamento Elettorale e Regolamento Sanzionatorio); riforme che, come suol dirsi, dovranno essere scaricate a terra, ossia dovranno trovare applicazione in piccola parte nella restante porzione di consiliatura e, per la gran parte, nella prossima consiliatura.
4.Per la seconda volta nella storia dell’Epap, la prima era stata lo scorso anno, ci troviamo in assenza del bilancio di assestamento.

1. Cosa lasciamo agli amministratori che verranno dopo di noi
  • In primo luogo un Ente che ha capito che deve avere al centro della propria attività l’iscritto. Ossia un Ente che nel tempo ha saputo:
    - creare i presupposti per il miglioramento delle prestazioni pensionistiche (miglioramento dei rendimenti del capitale investito, redistribuzione dell’extra-rendimento e incremento dal 2 al 4% della contribuzione integrativa a carico del committente con riversamento del 2% incrementale interamente a montante);
    - riprogrammare le scadenze di pagamento;
    - internalizzare molti servizi agli iscritti;
    - rivedere, finalmente, l’impianto sanzionatorio;
    - andare sul territorio ad ascoltare le esigenze degli iscritti;
    - informare gli iscritti su quale sarà effettivamente il livello dell’assegno pensionistico;
    - migliorare le azioni assistenziali (aumento delle provvidenze ex art. 19-bis) ed integrarle con nuove prestazioni (Regolamento sulla Inabilità Totale Temporanea);
    - pianificare importanti azioni di welfare (convenzione con Il Sole- 24 ore; convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti per fornire garanzia agli iscritti che richiedono finanziamenti ad istituti di credito…);
    - dare continuità e valore agli studi professionali degli iscritti (mediante l’incentivo alla acquisizione di attività e studi professionali);
    Un ente insomma che ha capito che il proprio ruolo non è solamente quello di fornire un assegno pensionistico (peraltro, va detto, estremamente modesto) ma di occuparsi sia della vita lavorativa dell’iscritto (agevolandola per quelli che possono essere i propri ambiti di competenza) e sia della vita pensionistica (che non è fatta solo di assegno pensionistico ma di molto altro); nella consapevolezza che un adeguato livello di vita pensionistica si costruisce in 40 anni di attività lavorativa e va mantenuto nei 20 anni successivi;
  • In secondo luogo un Ente che ha saputo fare i compiti in casa contenendo significativamente i costi di gestione nel breve-medio periodo. Avrebbe probabilmente potuto fare di più anche sul lungo periodo, nel contenimento dei costi degli organi; con particolare riferimento alla possibilità di contenere, nel futuro, il numero degli amministratori (contenimento necessario non solo per motivi di costo ma anche di funzionalità ed efficacia del CIG).
  • Un Ente che è passato dall’avere indici di rendimento inferiori agli indici dei portafogli istituzionali di riferimento ad un ente che ha rendimenti costantemente superiori ai medesimi riferimenti; con tutto quanto ciò significa sul montante pensionistico degli iscritti (grazie alla possibilità di distribuire extra-rendimento);
  • Un Ente che ha saputo riformarsi modificando in modo integrato lo Statuto, il Regolamento di Funzionamento, il Regolamento Sanzionatorio ed il Regolamento Elettorale; con ricadute ampiamente positive sulla vita degli iscritti.
  • Un ente che, dotandosi di un nuovo regolamento sanzionatorio, ha creato i presupposti di equità nella lotta all’evasione contributiva; e che, per la prima volta, ha strutturato azioni organiche di contenimento. Dico ciò, comunque, nella consapevolezza che su questo fronte molto ancora c’è da fare per venire incontro a quelli iscritti che vivono condizioni di difficoltà (ad esempio attivando dilazioni di pagamento proiettate oltre i 5 anni).

2. Cosa abbiamo trovato
Ma se vediamo chiaramente cosa lasciamo a quelli che verranno dobbiamo anche avere chiaro cosa abbiamo trovato al nostro arrivo. Per fare questo ho ritenuto necessario confrontare il bilancio di previsione 2020 con il bilancio di previsione 2015 (l’ultimo della precedente consiliatura); un bilancio (che io al tempo definii “di fantasia”) in cui gli scostamenti tra previsione e consuntivo erano nell’ordine dei milioni di euro, con variazioni percentuali del 20% (costo dei dipendenti), 60% (servizi agli iscritti), 100% (sostegno alla maternità 96/99); vale a dire:
  • un bilancio in cui si prometteva tutto a tutti nella piena consapevolezza che tanto poi non si sarebbe fatto (intanto però “dovevano passare le elezioni”);
  • un bilancio senza seria progettualità politica (con semplici enunciazioni di volontà ma senza alcuna spiegazione su come attuarle, proprio perché vi era consapevolezza che non si sarebbero attuate); mancanza di progettualità riconosciuta non solo dalla Commissione CIG ma persino dal Collegio Sindacale del tempo;
  • un bilancio che serviva solo a dire agli iscritti, a consuntivo, che si era risparmiato rispetto alle previsioni, anche quando invece (e succedeva spesso se non sempre) i costi rispetto all’anno precedente erano aumentati;
Ho personalmente provato un dolore fisico a rileggere quel bilancio, che già conoscevo, ma ritengo sia stata una azione necessaria proprio per dare una luce corretta all’attuale bilancio di previsione (che qualcuno prima di me ha voluto definire “normale”; in un ente, dico io, in cui la normalità fino a pochi anni fa non era moneta corrente).

3. Cosa significa applicare le riforme statutarie e regolamentari approvate
  • un Ente in cui sono chiari i compiti dei vari organi;
  • un Ente attivo in materia di promozione, incentivazione, sviluppo e sostegno all’esercizio della libera professione degli iscritti; anche fornendo servizi e favorendo l’accesso al credito;
  • un ente in cui gli amministratori sono a tempo determinato e non più a vita (massimo 4 mandati complessivi di cui 3 per organo, contro i 9 precedenti, e 2 mandati per il presidente);
  • un ente in cui l’iscritto avrà la possibilità di costituirsi una pensione in modo flessibile durante la vita lavorativa, versando il minimo nei momenti in cui le risorse debbono prendere altre vie (figli, mutui casa e studio…) e di più (fino all’80% del reddito netto) quando queste necessità diventano meno pressanti;
  • un ente in cui sia possibile fare versamenti soggettivi facoltativi (eccedenti quelli obbligatori) per poi poterli, alla bisogna, recuperare negli anni successivi in sede di versamenti obbligatori (creando, fra l’altro, un paracadute che eviti sanzioni per omessi versamenti);
  • un ente che non fa più bilancio con le sanzioni agli iscritti ma che struttura un regolamento sanzionatorio finalmente equo in cui: le sanzioni sono rimodulate al ribasso, sono eliminate per i versamenti in eccesso, sono chiamate per quello che sono (errate se errate ed infedeli se infedeli; non infedeli sempre e comunque, e quindi sanzionate). Lo ricordo nel caso fosse sfuggito: fino ad oggi l’Epap sanzionava anche i versamenti in eccesso come dichiarazione infedele.
  • inserimento del servizio militare obbligatorio, periodo di servizio civile sostitutivo, e di servizio equiparato al servizio militare fra i periodi riscattabili ai fini pensionistici;



4. Cosa significa un Ente che per la seconda volta non fa il bilancio assestato
Se non fare il bilancio assestato nel 2018 poteva essere effetto di una fortunata casualità (non lo era), non farlo neanche nel 2019 e quindi per due anni consecutivi (quando si era sempre fatto nella storia dell’ente), sta a significare che la pianificazione contabile funziona ed è in grado di esprimere in numeri, in sede di redazione del bilancio preventivo, la progettualità politica. Significa quindi che le azioni previste vengono poi effettivamente attuate (e non rimangono sogni nel cassetto o furbizie elettorali). E di questo noi consiglieri CIG dobbiamo essere i primi a compiacercene, proprio perché organo politico di questo Ente.
Ma un bilancio preventivo che viene applicato, non dimentichiamolo, significa anche la possibilità di controllare effettivamente i costi dell’ente (che infatti sono stati contenuti con una seria azione di revisione durata più anni) nonché rendere (finalmente!) confrontabili il bilancio di previsione con il bilancio consuntivo; come succede in qualunque società normale e come non era in Epap fino a tutto il 2015.

5. Cosa rimane da fare
Non voglio però (non mi appartiene) dare l’impressione che tutto sia stato fatto; occorre infatti ancora, fra l’altro:
  • dare applicazione pratica (quello che sopra ho chiamato “scaricare a terra”) alle riforme approvate da questo Consiglio, non appena sarà possibile;
  • modificare le scadenze della presentazione del modello 2 allineandole con la scadenza di presentazione della dichiarazione dei redditi;
  • contenere i costi della struttura soprattutto per quanto attiene ai costi ed al numero dei componenti del Consiglio di Indirizzo Generale, anche con azioni di auto-contenimento più stringenti del dettato normativo;
  • migliorare la attività di informazione e divulgazione dell’ente verso gli iscritti, ancora non adeguatamente informati;
  • migliorare le prestazioni ai superstiti degli iscritti aumentando le opzioni di recupero del capitale versato;
  • migliorare i rapporti con Emapi per una maggiore chiarezza, trasparenza e facilità di accesso alle prestazioni sanitarie sottoscritte da Epap e dagli iscritti;
  • consentire agli ordini territoriali, come già accade per altre categorie (es. geometri), l’accesso informativo della situazione previdenziale dei rispettivi iscritti;
  • tendere ad un continuo miglioramento oltre che della prestazione pensionistica, del welfare attivo che accompagni l’iscritto dall’inizio della vita professionale in avanti;
  • valutare l’opportunità di investimenti immobiliari e di investimenti nel mondo reale in settori di competenza degli iscritti;
  • migliorare ulteriormente il recupero dell’evasione contributiva da una parte con lo strumento di dilazioni di pagamento proiettate oltre i 5 anni attualmente previsti dalla normativa vigente (ad esempio con lo strumento della rata pesante) e dall’altra istituzionalizzando rateizzazioni personalizzate modulate in base alle possibilità degli iscritti;
  • perseverare nell’opera (continua) di adeguamento dell’Ente alle esigenze degli iscritti.

6. Conclusioni
Volendo concludere in poche righe il presente intervento ritengo di poter dire che questo bilancio preventivo è la rappresentazione numerica del fatto che, conformemente al mandato ricevuto, lasciamo in eredità ai nostri iscritti (ed agli amministratori che verranno) un Ente migliore di quello che abbiamo trovato. Con molte cose ancora da fare per mettere sempre più l’iscritto al centro dell’attività dell’Epap ma comunque con la consapevolezza sia del molto che è stato fatto e sia che il percorso verso il futuro è ampiamente tracciato.