Arrivati oramai alla fine di questi 5 anni di esperienza in Epap (la prima di un iscritto che, come me, veniva dalla base, senza l’appoggio di alcun ordine o associazione) è l’ora di fare un bilancio di quanto fatto rispetto agli impegni presi con te e con gli iscritti tutti; ossia rispetto alle proposte programmatiche con cui abbiamo incominciato questa avventura. Nella consapevolezza che 5 anni fa potevo essere giudicato da quello che volevo fare ma,
dopo 5 anni in Epap, è doveroso essere giudicato da quanto fatto, anche per poter essere credibili su quanto si intende ancora fare. Purtroppo non potrò essere breve come vorrei, e me ne scuso, ma il programma era ambizioso e le cose fatte sono molte (ma, credimi,
interessanti ed
utili da sapere).
COME HO CERCATO DI LAVORARE IN QUESTI ANNI
Prima di entrare nel merito dei vari punti mi preme spiegare come ho cercato di lavorare in questi anni: stante l’urgenza e la mole delle cose da cambiare che ho trovato al mio arrivo, ho cercato di lavorare su tre fronti:
1. cercare di migliorare tutto il migliorabile con le regole in essere;
2. lavorare per cambiare le regole (Statuto, Regolamento di Funzionamento, Regolamento Sanzionatorio…);
3. cercare di tenere sempre informati i colleghi su quanto stavo facendo in Epap, nell’interesse di ognuno di noi.
Non è stata una passeggiata di salute e, potrete immaginare, i primi anni sono stati difficilissimi. Ma io ho tirato dritto per la mia strada: per ogni cosa da cambiare ho fatto la mia battaglia: di critica e di proposta. Ho lavorato, studiato, fatto continui interventi in Consiglio e messo per iscritto moltissime proposte; ogni volta mettendole a disposizione delle varie commissioni perché le valutassero. Sempre presente in 5 anni (una sola assenza per una convocazione d’urgenza mentre ero in Zambia). Mi ha aiutato di sicuro la mia esperienza di membro di CdA di una BCC: sia per la consuetudine a ragionare nell’ordine dei milioni di euro e sia, soprattutto, per la abitudine a considerare il cliente (nel nostro caso l’iscritto) il vero centro della attività dell’Ente (banca o Epap che fosse); senza il quale l’ente non ha ragione di esistere. Non era per niente così quando sono arrivato; non è cosa da poco aver cambiato prospettiva.
Ma, va detto, sono anche stato fortunato: ho trovato persone che, pur partendo da posizioni diverse hanno avuto la onestà intellettuale e morale da una parte di riconoscere la bontà delle nostre posizioni ed il buon senso delle proposte e dall’altra la capacità di arricchirle e svilupparle con proposte provenienti da colleghi bravi, capaci e di buona volontà (che pure ce ne sono stati e molti). Colleghi con i quali è diventato quindi possibile riconoscersi in un obiettivo comune (l’interesse degli iscritti tutti; contro chi, anche dall’esterno, aveva interessi diversi ed innominabili) che ha portato dapprima ad una mole di provvedimenti mai visti prima nella storia dell’Epap ed ora al riconoscersi in una unica lista, EPAP Futura, che si propone di continuare il lavoro di cambiamento fatto in questi anni, fino a renderlo, speriamo tutti, irreversibile.
È quindi nella consapevolezza che io ho avuto una parte importante, ma non esclusiva, in tutto quanto è stato fatto che ho sempre detto (con convinzione) che il merito maggiore di tutto ciò è di chi, in Consiglio di Indirizzo come in Consiglio di Amministrazione ha avuto la lungimiranza, il buonsenso e la forza di fare proprie ed attuare una mole così imponente di riforme. A me piace pensarla così, nella consapevolezza che conta solo il risultato.
COSA ABBIAMO PORTATO A CASA IN QUESTI 5 ANNI DI LAVORO
Proviamo ora ad entrare nel merito delle questioni, come di certo più interessa ognuno di noi.
Blocco dell’aumento del contributo soggettivo dal 10 al al 15%: aumento che, ricordo, era stato già deliberato nella precedente consiliatura e contro il quale mi sono battuto con tutte le mie forze. Spiegando, numeri alla mano, che era un aumento non solo indigeribile per gli iscritti, ma che rischiava di mettere in difficoltà anche l’Epap. Risultato? oggi in Epap nessuna persona di buon senso parla più di aumentare al 15% il contributo soggettivo. Non solo non si farà (almeno non fino a quando ci sarà questa classe dirigente) ma si è tracciato un percorso diverso (vedi: Flessibilità nella gestione del montante) che rende vecchio e superato l’aumento tout court del contributo soggettivo. Un percorso che dobbiamo far diventare irreversibile, per la nostra salvezza.
Incremento del welfare con servizi aggiuntivi di tutela a favore di iscritti e loro familiari: questo è uno dei settori dove forse si è fatto di più. Fra le molte cose fatte vale la pena ricordare:
- il raddoppio delle provvidenze per la assistenza agli iscritti (art. 19 bis);
- la attivazione della convenzione con Il Sole 24 ore, gratuita per tutti gli iscritti (anche quelli non attivi) con una banca dati particolarmente ampia.
- la attivazione gratuita della assistenza per Inabilità Totale Temporanea (prima assente);
- la attivazione della convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti per fornire garanzia agli iscritti che richiedono finanziamenti ad istituti di credito;
- la approvazione del regolamento per contributi agli iscritti per l’acquisto di studi professionali di colleghi che vanno in pensione.
Spese di gestione: qui si è lavorato principalmente su due fronti:
• da una parte si è proceduto con gare di evidenza pubblica, ottenendo risparmi spesso importanti, a volte sbalorditivi (fin all’80% in alcuni casi); mettendo fine ad incarichi dati in modi ed a persone che potete facilmente immaginare;
• dall’altra si è completamente cambiato il modo di fare il bilancio preventivo: mentre prima si facevano bilanci di fantasia negli ultimi 4 anni si sono fatti bilanci seri, veritieri e che poi tornavano a consuntivo; permettendo così sia una pianificazione iniziale delle spese e degli investimenti, sia una attività di controllo attento dei costi. Col risultato che negli ultimi anni non è stato più necessario fare bilanci di assestamento (sempre fatti nella storia dell’Epap).
Si poteva fare di più? Si. Si poteva ridurre il numero dei consiglieri; ho lavorato per questo: abbiamo prodotto in CIG un documento di autoregolamentazione del numero dei consiglieri (determinato per legge) ma ad oggi non siamo riusciti a completarne l’iter. Siamo però riusciti a dimezzare il numero dei mandati, ma questa è un’altra parte del programma.
Numero dei mandati degli amministratori: con la riforma dello Statuto, recentemente approvata dal Ministero, siamo finalmente passati da un numero massimo di 9 mandati ad un numero di 4 mandati al massimo (2 per il presidente contro i 3 del precedente statuto). Con la contrarietà di diversi colleghi che avrebbero voluto fare altri mandati, e invece restano a casa (magari a fare propaganda per l’altra lista nella speranza di ripristinare i 9 mandati).
Sanzioni: abbiamo completamente riscritto il regolamento sanzionatorio (in corso di approvazione al Ministero) rimodulando le sanzioni in diminuzione ed equità; introducendo il concetto di dichiarazione “errata” (prima erano tutte “infedeli”), passando da un sistema punitivo dell’iscritto ad uno incentivante la spontanea regolarizzazione. Andava assolutamente fatto (ognuno di noi ha esperienza di sanzioni comminate in modo assurdo e sproporzionato), non era scontato che ci saremmo riusciti (diversi consiglieri remavano contro), ma ce l’abbiamo fatta.
Trasparenza nell’affidamento degli incarichi: l’ho già detto sopra: gli incarichi ora si danno per gare di evidenza pubblica, questo ha comportato il cambio pressoché integrale di tutti i consulenti; c’è voluto tempo perché c’erano dei contratti in essere da rispettare ma il percorso è completato e gli effetti (positivi) si vedono: non solo in termini di costi ma anche, e non solo, in termini di rendimento dei montanti degli iscritti, e quindi di pensione.
Migliorare la qualità degli investimenti: l’Epap chiuderà il bilancio 2019 con un rendimento finanziario degli investimenti intorno al 9% (netto oneri e imposte). Già questo dato basterebbe, di per sé, a dare l’idea di quello che è stato fatto, anche perché non è un dato isolato. Inoltre, per gli anni precedenti, è già stata deliberata (per la prima volta nella storia dell’Epap) la redistribuzione a montante degli iscritti dell’extra-rendimento (con aumento della pensione, quando ci arriveremo, o con le misure Covid appena approvate, assegnabile da subito su richiesta dell’iscritto). Si consideri che l’extra-rendimento (+4% di incremento del montante negli ultimi anni), applicato all’intera vita lavorativa degli iscritti, potrà determinare un incremento significativo della pensione; soprattutto se si continuerà con una corretta gestione degli investimenti e con la politica di contenimento dei costi.
Flessibilità nella gestione del montante: su questo fronte ci sono due modifiche particolarmente importanti che meritano di essere raccontate; sono infatti state introdotte direttamente nel Regolamento:
• la possibilità di fare versamenti volontari (deducibili in dichiarazione redditi) fino all’80% del proprio reddito professionale;
• la possibilità di fare versamenti soggettivi facoltativi recuperabili negli anni successivi (in corso di approvazione ministeriale).
Il primo permette all’iscritto di costituirsi, in modo estremamente flessibile ed in pochi anni, un montante contributivo sulla base delle proprie disponibilità (che certo mutano durante l’arco della vita lavorativa: minori all’inizio quando si guadagna meno e magari c’è il mutuo della casa da pagare o la scuola ed i figli da mantenere; più alte negli ultimi anni di vita lavorativa).
Il secondo permetterà di anticipare liberamente dei versamenti, recuperabili negli anni successivi, in modo da: ottenere vantaggi fiscali qualora si facciano versamenti in anni di redditi alti per poi recuperarli negli anni successivi di redditi inferiori; evitare le sanzioni per ritardato o omesso pagamento in quanto i versamenti fatti in più negli anni precedenti (che comunque maturano interessi a favore dell’iscritto) verranno automaticamente recuperati dall’Ente, che così regolarizza la posizione, evitando appunto sanzioni all’iscritto. Potrà sembrare semplice, credetemi: è il frutto di molte battaglie e ce l’ha solo Epap.
Recupero della regolarità contributiva
Abbiamo creato la possibilità, per tutti gli iscritti non in regola, di rateizzare il loro debito. Come? Innanzitutto portando fino al 2018 (ultimo anno scaduto) la possibilità di rateizzare; poi creando un sistema a rate variabili. Poiché infatti la normativa impedisce di fare rateizzazioni che superino i 5 anni ho personalmente proposto di: rateizzare il 70% del debito in 5 anni, mettendo il restante 30% nell’ultima rata, dando quindi la possibilità di avere rate inferiori del 30% (e quindi più sostenibili). Con doppio vantaggio: per l’iscritto che recupera la sua posizione ed ottiene la regolarità (che garantisce anche la assicurazione gratuita pagata da Epap), e per l’Ente che recupera un iscritto ed i suoi versamenti (che in parte vanno anche a patrimonio dell’ente). Semplice? A dirlo, forse, ma in 25 anni di Epap non ci aveva pensato nessuno: altra esclusiva Epap.
La vera Rivoluzione
Ma quella che è la vera rivoluzione di questi anni è l’essere riuscito a far passare in Epap il concetto che il problema principale dell’iscritto non è il livello dell’assegno pensionistico (pure importante), ma il livello qualitativo della propria vita pensionistica. Voglio dire con questo che mentre 5 anni fa quasi tutti parlavano di aumentare i versamenti per poter dare pensioni più adeguate agli iscritti (tutto vero, per carità, ma costoro conoscevano davvero le condizioni reddituali dei nostri colleghi sparsi per tutta Italia?) oggi si parla di come migliorare la vita pensionistica degli iscritti (di cui la pensione è solo una componente, importante ma certamente non esaustiva).
Ecco allora che:
• È stata fatta la convenzione con la cassa depositi e prestiti, per permettere agli iscritti, con largo anticipo rispetto a quanto succede ora, di accendere un mutuo per l’acquisto della abitazione o del proprio studio. Acquistare la propria abitazione significa infatti non dover pagare l’affitto quando si andrà in pensione; acquistarla magari 10 anni prima (perché la Cassa Depositi e Prestiti, offrendo una propria garanzia permette di diminuire il fabbisogno di capitale proprio, che è il motivo per cui i colleghi acquistano tardi la abitazione), significa poter avere 10 anni lavorativi in più liberi dal mutuo e, magari, utilizzarli per rimpinguare il proprio montante pensionistico (grazie anche all’aumento delle aliquote fino all’80%). Stesso discorso per l’acquisto dello studio professionale che magari, andando in pensione, può diventare una piccola rendita integrativa. Tutto questo con poco sforzo dell’iscritto (che sostituisce gli affitti con rate di mutuo e con effetti ben più importanti rispetto all’aumento della pensione in conseguenza dell’aumento del contributo soggettivo al 15%). Ci voleva un consigliere di banca per capire ciò? Certamente no ma, credetemi, è stato tutt’altro che facile già solo spiegare il concetto; figuriamoci farlo passare!
• È stato attivato il regolamento per il passaggio degli studi professionali: che da una parte offre ai giovani la possibilità di accelerare la propria crescita professionale (e reddituale) e dall’altra valorizza il lavoro di anni (e la clientela) del professionista che recupera così una somma che può offrirgli serenità nei residui anni di vita.
Continuare con le vecchie logiche e aumentare il contributo al 15% (o anche oltre, come hanno fatto altre casse) drenando così le risorse degli scritti che magari non riuscirebbero più a permettersi un mutuo (e quindi condannandoli all’affitto eterno) non significa, come ho ripetuto per anni, migliorare la vita dell’iscritto, ma rovinargli sia il presente e sia il futuro. Siamo tutti laureati, abbiamo il dovere (imposto per legge) di costruirci una nostra pensione ma, ritengo, abbiamo anche il diritto di costruircela in modo flessibile sulla base del mutare nel tempo delle nostre possibilità e necessità. Basta con i paternalismi.
Quanto abbiamo fatto di più ancora
Se è vero che alcune cose (poche in realtà) non sono state fatte è altrettanto vero che siamo riusciti a fare molte cose non previste nel programma; come:
• riprogrammare (dilazionare) le scadenze ordinarie di pagamento;
• riportare all’interno dell’Epap molti servizi agli iscritti (prima esternalizzati);
• andare sul territorio ad ascoltare le esigenze degli iscritti (Epap day);
• informare gli iscritti su quale sarà effettivamente il livello dell’assegno pensionistico;
• dare continuità e valore agli studi professionali degli iscritti (mediante un contributo all’acquisto di attività e studi professionali);
• Riforma integrata di Statuto, Regolamento di Funzionamento, Regolamento Sanzionatorio e Regolamento Elettorale (solo voto telematico); con ricadute ampiamente positive sulla vita (non solo pensionistica) degli iscritti;
• inserimento del servizio militare obbligatorio, periodo di servizio civile sostitutivo, e di servizio equiparato al servizio militare fra i periodi riscattabili ai fini pensionistici (oltretutto a prezzi molto, molto contenuti).
QUANT’ALTRO C’È DA FARE
Sappiamo bene quanto ancora c’è da fare, abbiamo chiaro l’elenco (l’ho già inviato in un precedente comunicato); sappiamo però che la strada è tracciata, gran parte è stato fatto (i Ministeri hanno approvato la riforma a dicembre 2019) e vi è piena consapevolezza di quanto manca:
• dare continuità ed applicazione pratica alle riforme approvate da questo Consiglio;
• modificare le scadenze della presentazione del modello 2 allineandole con la scadenza di presentazione della dichiarazione dei redditi;
• contenere i costi della struttura soprattutto per quanto attiene ai costi ed al numero dei componenti del Consiglio di Indirizzo Generale, anche con azioni di auto-contenimento;
• migliorare la attività di informazione e divulgazione dell’ente verso gli iscritti, ancora non adeguatamente informati;
• migliorare le prestazioni ai superstiti degli iscritti sia aumentando le opzioni di recupero del capitale versato sia attivando una assicurazione T.C.M. (Temporanea Caso Morte);
• migliorare i rapporti con Emapi per una maggiore chiarezza, trasparenza e facilità di accesso alle prestazioni sanitarie sottoscritte da Epap e dagli iscritti (anche mediante la istituzione di un ufficio interno all’Epap a supporto degli iscritti nel rapporto con Emapi);
• tendere ad un continuo miglioramento, oltre che della prestazione pensionistica, del welfare attivo che accompagni l’iscritto dall’inizio della vita professionale in avanti;
• valutare l’opportunità di investimenti immobiliari in settori di competenza degli iscritti;
• migliorare ulteriormente il recupero dell’evasione contributiva sia, come già fatto, con dilazioni di pagamento proiettate oltre i 5 anni, sia istituzionalizzando rateizzazioni personalizzate modulate in base alle possibilità economiche degli iscritti: obiettivo: recuperare tutto;
• perseverare nell’opera (continua) di adeguamento dell’Ente alle esigenze degli iscritti.
CONCLUSIONI
In piena sincerità debbo dire che il lavoro è stato molto; ma le soddisfazioni, in termini di risultati raggiunti, sono state davvero tante e ripagano ampiamente la fatica fatta. Di certo ho portato a casa molti più risultati di quelli che immaginavo all’inizio di questa sfida. Il progetto era ambizioso ma, scorrendo l’elenco delle proposte fatte all’inizio di questa avventura, ritengo che possiamo ritenerci soddisfatti perché, ognuno di noi, ha partecipato e vinto la sfida (credetemi: ce lo riconoscono tutti in Epap). Ed in più abbiamo portato a casa altri risultati inizialmente non presenti nel programma. Nulla è perfetto, ma se confrontiamo tutto ciò con i tanti anni precedenti di immobilismo la differenza è abissale.
Ma la soddisfazione maggiore è sempre venuta dai tantissimi riscontri e attestati di stima che in questi 5 anni ho ricevuto da tantissimi colleghi ogni volta che li informavo di una battaglia vinta.
Ora la parola, come è giusto che sia, passa a te. Nel giudicare quanto fatto in questi anni: se ho mantenuto o meno gli impegni, se ho soddisfatto le tue legittime aspettative, se sono riuscito a mantenerti informato come avevo promesso. Se, come spero, la risposta è positiva, ti invito a sostenermi in questa nuova avventura, me ed i compagni di viaggio (EPAP Futura) con cui ritengo di poter continuare a cambiare il nostro Ente di Previdenza. Al tal proposito ti evidenzio che quanto ti ho proposto per il futuro (vedi “Quant’altro c’è da fare”) è proprio parte integrante del programma di EPAP Futura.
Abbiamo, tutti insieme, fatto una cosa inimmaginabile 5 anni fa, continuiamo questo percorso di cambiamento; diamogli forza, non disperdiamo il capitale accumulato in questi anni, non costringermi a ripartire da zero. Con il voto tuo e dei tuoi colleghi ed amici, perché anche tu sei parte attiva di questo progetto, possiamo diventare una valanga umana:
insieme, e solo insieme possiamo pensare di cambiare ancora di più l’Epap; di farlo diventare a nostra misura, e dobbiamo tutti spenderci perché questo percorso diventi irreversibile. CHE SIA POSSIBILE LO ABBIAMO GIÀ DIMOSTRATO QUANDO NON CI CREDEVA NESSUNO ALL’INFUORI DI NOI. Tornare al passato adesso sarebbe assurdo, spendiamoci tutti insieme per scongiurarlo.
Grazie per tutto, confido in te.
Alfio Bagalini agronomo